Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

lunedì 25 maggio 2009

Poggibonsi (SI) - Iniziata la campagna elettorale con il camper



E' iniziato da Poggibonsi mercoledì 13 maggio in Largo Gramsci il viaggio del camper comunista, organizzato dal Partito della Rifondazione Comunista e del Partito dei Comunisti Italiani, che accompagnerà la campagna elettorale valdelsana per le liste comuniste alle elezioni comunali, provinciali ed europee. La presenza del camper, uno dei principali simboli della crisi per l'economia valdelsana, vuole ovviamente richiamare l'attenzione sulle problematiche lavorative. Il viaggio del camper toccherà tutti i comuni della Valdelsa, visitando anche le località minori, senza tralasciare i più importanti luoghi di aggregazione e di incontro. Oltre a distribuire il materiale informativo e di propaganda elettorale verranno raccolte le firme per una petizione popolare dal titolo "Se tu fossi una banca ti avrebbero già salvato", la quale contiene al primo punto la richiesta di aumento dei salari e delle pensioni.

Giovedì 28 maggio iniziativa di vallata per la Lista Comunista - Arezzo


Amato e Nicotra al Castello di Sorci per dibattere di lavoro e diritti


“Dal territorio all’Europa: per il lavoro, per i diritti”. E’ questo il titolo dell’iniziativa organizzata dalla Lista Rifondazione-Comunisti Italiani che si svolgerà giovedì 28 maggio a partire dalle ore 20,30 presso il Castello di Sorci ad Anghiari (Arezzo).

Saranno presenti tra gli altri il capolista per le elezioni europee Fabio Amato, il candidato alla presidenza della Provincia di Arezzo Alfio Nicotra e i candidati della Valtiberina al Consiglio Provinciale di Arezzo (Paola Romanelli, Lorenzo Minozzi, Sandro Attala) e di Perugia (Laura Tizzi, Enrico Flamini, Mauro Alcherigi).

La serata sarà l’occasione per dibattere, insieme ai candidati, del programma elettorale della Lista Comunista, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, che anche a fronte della crisi economica in cui versa il sistema capitalista e che grava drammaticamente sui lavoratori e sulle famiglie, non possono che essere questione centrale dell’azione dei Comunisti e degli Anticapitalisti.

La serata sarà anche occasione di svago e intrattenimento con buffet e musica. Tutti gli iscritti e simpatizzanti, a partire dai compagni della Valtiberina Toscana e Umbra, sono invitati a partecipare a sostegno della Lista Comunista, in vista di una tornata elettorale di fondamentale importanza.

Rifondazione Comunista
Circolo XIX Marzo - Sansepolcro

domenica 24 maggio 2009

Conflitto e giovani comunisti


di Daniele Maffione*

21-05-09

Il conflitto cresce nel Paese. Di pari passo, aumenta la repressione del dissenso da parte del governo Berlusconi. Questo è il messaggio che emerge dalle manifestazioni tenutesi a margine del G8 di Torino sui temi dell’istruzione e della ricerca.

Sabato nel capoluogo piemontese si è tenuto un imponente corteo operaio, con protagonisti i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese, a rischio chiusura; martedì, invece, una partecipata manifestazione studentesca ha percorso le strade della città, concludendosi con degli incidenti tra i manifestanti e le forze dell’ordine. La crisi sta esplicitando le contraddizioni di classe in Italia ed in Europa, dove la combattività dei lavoratori sta aumentando di fronte alle scorciatoie antidemocratiche tentate dai padroni, che prevedono chiusure di stabilimenti, licenziamenti in tronco, cassa integrazione, fame e repressione.

“Che fine hanno fatto i Giovani Comunisti?” era il titolo di un articolo comparso sulle pagine di Liberazione il 5 maggio a firma di Simone Oggionni, coordinatore dei giovani dell’area Essere comunisti. L’articolo di Oggionni pone un quesito importante, sottolineando l’assenza di direzione politica, che attraversa da febbraio la nostra organizzazione. Le soluzioni proposte, però, non rappresentano un’efficace risposta alla situazione di stallo dei G.C., poiché tempi e modi di una Conferenza nazionale non possono essere decisi dai singoli dalle righe di un articolo, ma vanno definiti in modo collegiale e democratico. Riguardo ai contenuti, poi, Oggionni proponeva di costruire un documento unitario a tesi emendabili, a partire dal contributo delle “sedici tesi”, elaborate dai compagni di Essere comunisti, proiettando la nostra organizzazione nella Conferenza, che egli propone di tenere in estate. Una Conferenza nazionale, per essere preparata seriamente, richiede mesi di lavoro e di preparazione, che non possono essere improvvisati o sostituiti dai proclami individuali. Inoltre, in questo momento, i G.C. dovrebbero concentrare tutte le proprie energie nella campagna elettorale e nelle mobilitazioni contro il G8, che sino a luglio terranno alta la mobilitazione politica. Pertanto, la Conferenza nazionale realisticamente non si potrà tenere che in autunno inoltrato. Sui contenuti, poi, pensare di definire un documento unitario, a partire dalle tesi già elaborate e scritte da qualcuno, è una proposta che sovverte qualsiasi principio democratico, che vedrebbe quest’organizzazione, già duramente provata dagli errori passati, precipitare nuovamente in una logica di contrapposizione e di “conta”.

La prossima Conferenza dovrà svolgersi analizzando il quadro politico interno ed internazionale, misurando l’attualità di un’organizzazione giovanile comunista e le sue prospettive di lotta nell’attuale società capitalista, governata dalla crisi economica, dal populismo e da fenomeni di disgregazione sociale molto profondi. Tempi, modi e contenuti del prossimo congresso giovanile potranno essere stabiliti soltanto da un organismo unitario e legittimato ad istituire questo percorso, come il Comitato di gestione provvisorio, che tutte le aree di quest’organizzazione hanno proposto nei mesi scorsi. Altre proposte rischiano di scadere nel plebiscitarismo e non aiutano la nostra organizzazione a ripartire dalla politica e dal conflitto in atto nella società.

A questo proposito, la risposta più efficace alla domanda, posta dall’articolo del compagno Oggionni, è venuta proprio dalla manifestazione di Torino del 19: i Giovani Comunisti hanno tenuto un loro spezzone nazionale, organizzando un proprio servizio d’ordine e proteggendo l’incolumità degli studenti torinesi. A memoria d’uomo, era dal 21 luglio 2001 a Genova che i G.C. non scendevano in piazza in una mobilitazione nazionale con un assetto del genere. Nessuno vuole negare i limiti, le debolezze, l’inesperienza ed anche l’esigua partecipazione, che seguono ad anni di smobilitazione della nostra organizzazione. I volti dei compagni incordonati erano molto giovani, a dimostrazione che la nostra organizzazione ha vissuto un ricambio generazionale. Ma anche evidenziando che il patrimonio politico della nostra organizzazione è molto ampio. Questi compagni vanno educati alla lotta, allo stare in piazza, manifestando le proprie idee e restituendo loro il senso d’appartenenza ad un’organizzazione giovanile, che deve fare del conflitto contro lo sfruttamento e l’oppressione capitalista la propria bandiera. Non tutti i compagni dei G.C., però, hanno sentito l’esigenza di stare in piazza e condividere le cariche ed i lacrimogeni con i compagni. Alcuni hanno partecipato in modo individuale ad altri spezzoni; altri ancora hanno apertamente boicottato la mobilitazione. E’ singolare, allora, scoprire che dietro alle domande poste negli articoli su Liberazione da alcuni dirigenti dei G.C., spesso non corrispondano le azioni pratiche, dove al protagonismo individuale bisogna sostituire lo slancio e l’abnegazione collettiva. Questi episodi traducono i nostri compiti immediati: costruire la Conferenza nazionale, per definire la nostra linea politica e ricostruire la presenza nei conflitti, preparandoci alla lotta. I Giovani Comunisti hanno l’esigenza di ripartire dalle idee, dalle analisi e dalla propria organizzazione, poiché questo è l’unico percorso che possa sancire la “svolta a sinistra” del Partito anche nell’organizzazione giovanile, ricostruendo la nostra presenza nei luoghi di lavoro, di studio e di conflitto. A Siracusa e Torino questo percorso ha dato i primi risultati. Ma siamo appena all’inizio. Ecco che fine hanno fatto i Giovani Comunisti! Ecco da dove dobbiamo ripartire!

*Coordinamento nazionale Giovani Comunisti , area Sinistra comunista

venerdì 22 maggio 2009

Comunicato Stampa dei Giovani Comunisti di Napoli sui fatti del G8 di Torino

Come Giovani Comunisti di Napoli abbiamo partecipato con convinzione al percorso politico di costruzione delle giornate di lotta contro il G8 University Summit di Torino. Eravamo presenti in piazza contro la privatizzazione delle Università e la mercificazione dei saperi che si vorrebbero asserviti agli interessi delle imprese e del capitale.

Condanniamo con forza la repressione che ha colpito il movimento durante la tre giorni di contro-vertice, repressione che è spia del clima di criminalizzazione del dissenso che si sta diffondendo in tutto il Paese, e che è sfociata in brutali cariche contro i cortei studenteschi. Tale atteggiamento ingiustificato delle forze dell’ordine ha provocato il ferimento di diversi manifestanti, tra cui la compagna Eleonora Forenza, della segreteria nazionale del nostro partito, a cui esprimiamo la nostra solidarietà, che ha riportato una frattura al braccio dovuta ad una manganellata.

Abbiamo dato il nostro contributo anche organizzativo alla riuscita della mobilitazione.

In piazza con lo spezzone nazionale dei GC abbiamo tentato di proteggere quella parte di corteo più giovane e meno preparata ad eventuali scontri, e pensiamo di aver raggiunto l’obbiettivo che ci eravamo prefissi.

Il clima di repressione che abbiamo denunciato sopra, legittimato dal governo, e le difficilissime sfide che attendono tutto il movimento, impongono un’unità d’azione (pur nel rispetto delle differenze) di tutte le forze comuniste ed anticapitaliste. Riteniamo infatti che sia fondamentale superare ogni forma di settarismo.

Giovani Comunisti Napoli

__._,_.___

SE SEI DI SINISTRA, DILLO FORTE!

SE SEI DI SINISTRA, DILLO FORTE
( di Pietro Ingrao )

Nulla è sicuro, ma scrivi
(F. Fortini)

Viviamo il tempo buio di una crisi inedita e strutturale del capitalismo, una crisi economica, sociale, ambientale e alimentare determinata da decenni di politiche neoliberiste: si apre la strada ad una vera e propria crisi di civiltà il cui emblema è la guerra tra i poveri.

Il rischio è l’uscita da destra dalla crisi: la progressiva frantumazione del mondo del lavoro, il passaggio dal welfare alla carità, lo svuotamento della democrazia, resa sempre più impermeabile ai conflitti e ai soggetti sociali, e la ripresa di ideologie nazionaliste, razziste, fondamentaliste, sessiste e omofobe. È un processo che in Italia assume il volto di un nuovo autoritarismo - quello plebiscitario e populista del berlusconismo – che potrebbe essere rafforzato da una ulteriore deriva maggioritaria e dalla cancellazione definitiva di ogni possibile rappresentanza dell’opposizione sociale.

Noi ci battiamo per una uscita da sinistra dalla crisi e per questo motivo sosteniamo la lista anticapitalista e comunista a cui hanno dato vita esponenti dei movimenti altermondialista, femminista, pacifista, ambientalista, antirazzista, LGBTQ assieme a Rifondazione comunista - Sinistra Europea, Comunisti italiani, Socialismo 2000 e Consumatori Uniti. Un progetto di critica radicale e profonda alle politiche neoliberiste che in Europa hanno accomunato popolari, liberali e socialisti, cioè tutti i partiti attualmente presenti nel parlamento italiano.

Sosteniamo la lista anticapitalista e comunista per mantenere aperta la strada dell’alternativa, in Italia e in Europa. Un voto utile per proporre un’uscita da sinistra dalla crisi, per rafforzare un’ipotesi di ricostruzione della sinistra basata sulla connessione fra diversi soggetti del conflitto e culture critiche, fra vertenze territoriali e movimenti globali, fra ambiente e lavoro, fra uguaglianza e libertà: una sinistra che non abbia rinunciato ad elaborare un pensiero forte dalla parte dei deboli, alla sfida per l’egemonia e la costruzione di un nuovo senso comune.

Pensiamo in primo luogo ad un voto d’ascolto di questa giovane generazione di invisibili, o meglio di invisibili alla politica, che sembrava condannata, dalla precarietà del lavoro, dei saperi, delle vite a non poter immaginare il futuro, a non poter lottare per il futuro, e che ha invece trasformato la propria atipicità nell’anomalia di un’onda che ha invaso, con gioia e rabbia, scuole, università, città; che ha reclamato diritto alla conoscenza, cittadinanza, reddito sociale; che ha nominato la contraddizione tra il capitale e le vite con parole – noi la crisi non la paghiamo- che hanno connesso le tante lotte e vertenze di questi mesi.

Un voto che tenga aperta la speranza, che apra la strada all’aggregazione della sinistra anticapitalista, comunista e della sinistra socialista.
Perché il futuro si può ancora scrivere,

il 6 e 7 giugno votiamo


Primi firmatari:

Pietro Ingrao,

Vincenzo Accattatis (giurista), Gianni Alasia (ex partigiano), Mario Alcaro (università della Calabria), Piergiovanni Alleva (giuslavorista), Lucio Allocca (attore-regista teatrale), Bruno Amoroso, Pierpaolo Andriani (sceneggiatore), Cesare Antetomaso (avvocato), Franco Argada, Giorgio Arlorio (sceneggiatore), Ferdinando Arzarello (università di Torino), Franco Bacchelli (università di Bologna), Paola Baiocchi (redattrice <>), Bruno Bartolozzi (giornalista), Riccardo Bellofiore (economista, università di Bergamo), Gioia Benelli (regista), Mauro Berardi (produttore cinematografico), Carlo Bernardini (fisico), Nicola Bernardini (compositore), Giovanni Bisogni (avvocato), Mimmo Borrelli (autore teatrale e attore), Nori Brambilla Pesce (segreteria Anpi Milano), Emiliano Brancaccio (economista, università del Sannio), Marco Brazzoduro (università La Sapienza, Roma), Ferruccio Brugnaro (poeta operaio), Mario Brunetti (meridionalista, presidente MUSA), Benedetta Buccellato (attrice - segr. Associazione Per il teatro italiano), Fortunato Calvino (autore e regista teatrale), Luigi Cancrini (psichiatra), Antonio Caprai (vulcanologo), Berardo Carboni (regista), Antonio Carena (pittore), Massimo Carlotto (scrittore), Francesco Caruso, Raniero Casini (segreteria nazionale SDL), Andrea Cavalletti (docente precario IUAV), Carlo Cerciello (regista teatrale), Valerio Cerretano (università di Glasgow), Paolo Ciofi, Elena Coccia (avvocata – Giuristi democratici Napoli), Paolo Coletta (attore-musicista), Vera Costantini (università Cà Foscari, Venezia), Silvano Cotti (fisioterapista nazionale italiana di calcio), Gastone Cottino (giurista, professore emerito università di Torino), Lorenzo D’Andrea (pittore), Dante De Angelis (macchinista- delegato alla sicurezza, licenziato), Walter De Cesaris (segretario Unione inquilini), Elena De Filippo (cooperatrice sociale), Roberto Del Gaudio (fondatore Virtuosi di S. Martino), Ivan Della Mea (cantautore e scrittore), Josè Luiz Del Roio (Forum mondiale delle alternative), Paolo De Nardis (università La Sapienza, Roma), Marco Dentici (scenografo), Massimo De Santi (fisico), Eugenio De Signoribus (poeta), Pippo Di Marca (regista teatrale), Don Andrea Gallo, Cristina Donadio (attrice), Eugenio Donise (già consigliere regionale Pci Campania), Ada Donno (giornalista, Presidente AWMR), Angelo d'Orsi (università di Torino), Lalla Esposito (attrice-cantante), Raffaele Esposito (attore), Angelo Ferracuti (scrittore), Nino Ferraiuolo (ex consigliere comunale Napoli, insegnante), Gianni Ferrara (costituzionalista), Luigi Ficarra (avvocato), Roberto Finelli (università Roma Tre), Milena Fiore (CGIL Bari), Iaia Forte (attrice), Giovanni Franzoni, Andrea Frezza (regista e scrittore), Galapagos (giornalista de <>), Clara Gallini (università La Sapienza, Roma - Pres. Ass. Ernesto De Martino), Maria Luisa Gallo, Ezio Gallori (fondatore Comu), Mario Geymonat (università Ca' Foscari, Venezia), Mario Gelardi (regista-autore teatrale), Ruggero Giacomini (storico), Enrico Giardino (Forum Dac, Roma), Antonella Guarnieri (storica), Diana Hobel (attrice), Domenico Jervolino (università Federico II, Napoli), Giorgio Inglese (università La sapienza, Roma), Davide Iodice (regista teatrale), Selly Kane (segreteria Cgil, Ancona), Roberto Lamacchia (avvocato), Beniamino Lami (segreteria nazionale Flc-Cgil), Peppe Lanzetta (autore-regista teatrale-attore), Fabio Licari (giornalista), Guido Liguori (università della Calabria), Giovanna Lombardi (avvocata), Sergio Longobardi (attore-regista teatrale), Domenico Losurdo (università di Urbino), Fabio Massimo Lozzi (regista), Domenico Lucano (sindaco di Riace), Mario Lunetta (scrittore-poeta), Fabio Marcelli (vice segretario Ass. internazionale Giuristi democratici), Giovanni Marini (università di Perugia), Citto Maselli (regista), Massimo Massussi (archeologo), Gerardo Mastrodomenico (attore), Daniele Mattera (attore), Giuseppe Mattina (avvocato), Eugenio Melandri (Associazione Chiama l’Africa), Lodovigo Meneghetti (architetto), Maria Grazia Meriggi (università di Bergamo), Davide Messinetti (università di Firenze), Peppe Miale (attore), Giuseppe Miale Di Mauro (autore-regista teatrale-attore), Emilio Molinari (ex parlamentare europeo), Raul Mordenti (università di Tor Vergata, Roma), Corrado Morgia (Fondazione Musica per Roma), Enzo Moscato (autore-regista teatrale-attore), Giuseppe Mosconi (sociologo del diritto, università di Padova) Luigi Negretti Lanner (compositore), Ibraima Niane (Fillea Cgil), Nicola Nicolosi (responsabile segretariato per l’Europa Cgil nazionale), Gian Paolo Patta (direttivo Nazionale Cgil), Tonino Perna, Ciro Pesacane (presidente Forum ambientalista), Barbara Pettine (sindacalista e femminista), Francesco Piccioni (giornalista de <>), Guido Piccoli (giornalista), Agostino Pirella (presidente onorario Psichiatria democratica), Clio Pizzingrilli (scrittore), Massimo Pizzingrilli (università di Osnabruck e Munster), Chiara Platania (scrittrice e femminista), Francesco Polcaro (ricercatore IASF), Giuseppe Prestipino (filosofo), Michele Prospero (università La Sapienza, Roma), Massimo Ranieri (attore-cantante), Carla Ravaioli, Fausto Razzi (compositore), Andrea Ricci (economista, università di Urbino), Annamaria Rivera (attivista antirazzista, antropologa, università di Bari), Basilio Rizzo (consigliere comunale di Milano), Mimmo Rizzuti, Roberto Romano (ricercatore), Alessandro Rossetti (sceneggiatore), Nino Russo (regista), Giancarlo Saccoman (segreteria nazionale Spi Cgil), Antonio Salvatore (violinista), Romano Salvatore (avvocato), Edoardo Sanguineti (poeta), Massimo Sani (regista), Manlio Santanelli (autore teatrale), Mario Santella (autore-regista teatrale-attore), Paolo Scarsi (tecnologo), Gianni Serra (regista), Luisa Severi (Rialto occupato, Roma), Vincenzo Siniscalchi (coordinamento nazionale Sdl intercategoriale), Paolo Solier (ex calciatore), Anita Sonego (Libera Università delle Donne, Milano), Vincenzo Sparagna (giornalista-disegnatore), Gabriella Stramaccioni (dirigente associazionismo), Leopoldo Tartaglia (dipartimento internazionale Cgil), Stefano Tassinari (scrittore), Mario Torelli (università di Perugia), Patrizio Trampetti (attore-cantante), Delfina Tromboni (storica), Luciana Tufani (editrice), Fulvio Vassallo Paleologo (università di Palermo), Vauro (giornalista-disegnatore), Manlio Vendittelli, Giovanna Vertova (università di Bergamo), Pasquale Vilardo (avvocato), Imma Villa (attrice), Pasquale Voza (università di Bari), Virginia Zambrano (università di Salerno), Piero Zucaro (drammaturgo), Massimo Zucchetti (scienziati contro la guerra)

Danno il loro sostegno
Lothar Bisky (Presidente Partito della Sinistra europea), Frei Betto (scrittore), Emir Sader (sociologo, Segretario CLACSO), Joao Pedro Stedile (dirigente Movimento Sem Terra), Marcos Del Roio (docente universitario, membro International Gramsci Soc.), Carlos Nelson Coutinho (docente universitario, responsabile Gramsci Society Brazil), Victoria Donda (Deputata nazionale Argentina), Cecilia Merchan (Deputata nazionale Argentina), Ana Maria Ramb (scrittrice), Iris Sicilia (giornalista), Carlos M. Zamorano (avvocato diritti umani), Nora Podesta (Lega Argentina diritti umani) Carlos Fonseca Teran (Nicaragua), Liliana Garcia Soza (attrice), Beda Sanchez (economista, ambientalista), Evelia Ochoa (operatrice sociale del Movimento delle organizzazioni di base Caracas), Mario Neri (fondatore del Circolo Antonio Gramsci del Venezuela), Giordano Bruno Venier (urbanista, architetto).

martedì 19 maggio 2009

Dichiarazione del Prc sulle proteste degli studenti conto il G8 University summit di Torino

Anche questa volta gli studenti e i ricercatori in movimento hanno dimostrato la loro vitalità insieme alla ferma opposizione al G8 University Summit di Torino.
Sono stati tre giorni intensi di protesta ma anche di elaborazione e proposta politica.
Rifondazione comunista ha partecipato alle giornate di controvertice con convinzione e in massa, offrendo il proprio contributo politico ed organizzativo alla lotta contro una università d’ elite ed asservita agli interessi privati delle imprese.
Condanniamo con forza l’atteggiamento del Governo e delle forze dell’ordine che, attraverso dichiarazioni calunniose e azioni ingiustificatamente aggressive, hanno operato fin dal primo giorno con l’obiettivo di alzare il livello della tensione e reprimere lo spirito di vitalità e democrazia che questo movimento esprime.

Fabio de Nardis, Resp. naz. Università e Ricerca Prc-Se

Eleonora Forenza, Segreteria nazionale Prc-Se

lunedì 18 maggio 2009

G8 Torino: solidarietà con i manifestanti caricati dalla polizia!

Questa mattina, durante una manifestazione che vedeva centinaia di studenti protestare fuori il Castello del Valentino a Torino, nel quale si teneva il vertice sull'istruzione superiore nell'ambito del G8 Istruzione, la polizia ha risposto a lanci di uova e lacrimogeni con cariche di alleggerimento e manganellate. La compagna Eleonora Forenza, Responsabile scuola della segreteria nazionale di Rifondazione comunista, è uscita da uno scontro con gli agenti con il braccio fratturato e ferite alla testa.
Il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi, parlando degli scontri, ha affermato "Si tratta di una minoranza che non va drammatizzata, ma neppure sottovalutata. Nel passato, piccoli gruppi di estremismo di sinistra hanno creato il terreno di coltura proprio del terrorismo".

Non possiamo più stare zitti. Di fronte ad un governo che ci chiama terroristi, estremisti, e che con i suoi provvedimenti fascisti e xenofobi mette in pericolo la stessa tenuta democratica e civile del Paese; di fronte a un apparato di stato repressivo che risponde con violenza sproporzionata alle giuste rivendicazioni dei soggetti in lotta; di fronte alla restrizione di quei diritti costituzionalmente sanciti come quello di manifestazioni, non possiamo più stare zitti. E' nostro dovere reagire. Dobbiamo riaffermare con forza che non ci lasceremo intimidire da queste azioni da Stato di polizia, e che continueremo a lottare per difendere il diritto all'istruzione, al lavoro, alla democrazia.

I Giovani Comunisti di Sinistra Comunista

sabato 16 maggio 2009

Quale futuro per le/i Giovani Comunist@?


Come Giovani Comunist@, sentiamo la necessità di aprire una discussione pubblica riguardo il futuro della nostra organizzazione.

Da troppo tempo, infatti, quella che è stata a lungo considerata come “l’anomalia” fra le tradizionali giovanili di partito, quell’organizzazione capace di mettere in campo percorsi eretici ed autonomi rispetto alle prassi della politica “canonica”, brancola in un vuoto organizzativo seguito alla fuoriuscita di parte degli organismi di vertice nazionali.

Tale pur difficile situazione può volgere al positivo se la nostra organizzazione riuscirà a divenire motore di conflitto nel segmento giovanile della società, attuando quella “svolta a sinistra” le cui radici risiedono nel conflitto sociale. Avvertiamo tale necessità tanto più alla luce della delicatissima e particolare fase che il nostro paese sta attraversando. La nostra risposta alla crisi economica e sociale ed ai suoi effetti devastanti deve essere quella della ricostruzione della nostra azione sulla base di un radicamento sull’intero territorio nazionale.

Assistiamo oggi ad una crisi che quotidianamente riversa sulle soggettività deboli, precarie, quando non invisibili, i costi della speculazione padronale degli ultimi decenni. L’effetto che si produce è un imbarbarimento che dona nuova linfa alle derive fasciste, razziste, omofobe e che incentiva un rapporto col potere di stampo paramafioso.

Riteniamo quindi che tutta la proposta politica che i Giovani Comunist@ dovranno costruire in futuro debba essere orientata dalla volontà di scardinare l’egemonia sociale delle destre ed i relativi percorsi di governance sociale, nella formazione, nel lavoro, nei tempi di vita, che ostacolano la costruzione di un’opposizione “dal basso a sinistra”: da un lato, batterci per la difesa del welfare e del mondo del lavoro così come costruito dalle lotte operaie nel novecento, tornando a radicarci nei luoghi di lavoro e rivolgendoci alle nuove generazioni scoperte dai diritti sindacali; dall’altro, al contempo, avere il coraggio di guardare avanti verso un nuovo modello di stato sociale e dei diritti che risponda alle necessità, ai bisogni e ai desideri di chi non è mai stato tutelato dai welfare di stampo novecentesco. Parliamo dell’esercito dei precari, dei migranti invisibili, delle minoranze senza diritti civili, da riaggregare in un processo che dal basso unisca tutte le forze anticapitaliste e comuniste a partire dalla sinistra sociale diffusa e non riassumibile nelle fusioni a freddo di apparati politici preesistenti.

Per costruire quest’orizzonte di lotte, riteniamo indispensabile rimettere in campo la forza trainante delle e dei Giovani Comunist@ a partire, certo, dall’impegno massimo per questa campagna elettorale, ma anche da tutte quelle mobilitazioni che si articoleranno a breve contro il potere antidemocratico del G8, che la crisi economica ha rivelato una volta di più come mero “comitato d’affari” incapace di tutelare alcuno, se non i poteri forti che vi hanno dato vita.

Dobbiamo essere motore attivo di tali mobilitazioni, poiché in esse risiede il dna di quella generazione che è cresciuta nel grigio del pensiero unico e della guerra permanente. Contro tutto questo, per arginare l’associazione a delinquere rappresentata da Confindustria, poteri finanziari, banche e Vaticano, risulta impellente assumere la prospettiva dell’anticapitalismo come chiave di lettura della crisi: il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti, e se la crisi è sistemica è il sistema stesso a dover essere messo in discussione.

La pratica del Partito Sociale è un altro elemento dal quale non possiamo prescindere: favorendo un ritorno alla militanza di base intergenerazionale, il Partito Sociale riesce a creare quel background di esperienza che produce dal basso reti di solidarietà sociale, che smaschera la legge della crescita e del mercato, del ricatto del caro vita. Le esperienze di Partito Sociale sinora avviate sono un serbatoio importante, ma le possibili declinazioni, parlando di giovani e di precariato, sono ancora tutte da esprimere. Intendiamo quindi spenderci in questa direzione.

La nostra organizzazione necessita della costruzione di processi realmente democratici che mettano in comune i percorsi territoriali e le differenti culture politiche. Rifiutiamo l’idea di una gestione monolitica e correntizia dei Giovani Comunist@, e auspichiamo quindi da parte di tutti la maggior collaborazione possibile per superare lo stallo organizzativo a partire dalla politica e dagli appuntamenti più impellenti: le mobilitazioni contro il G8, la campagna elettorale, la costruzione di uno spazio di discussione importante come il campeggio estivo delle e dei Giovani Comunist@, che devono essere tutelati nella loro Autonomia politica.

Rispetto al contributo pubblicato su Liberazione del 5 Maggio, riteniamo che sia singolare il tentativo di aprire la discussione a partire da un documento non condiviso ed anzi espressione di una precisa area politica all’interno del partito.

E’ stata collegialmente decisa la composizione di un organismo di gestione transitoria espressione delle diverse sensibilità all’interno dell’organizzazione. Auspichiamo che tutti confermino la loro disponibilità a dare operatività a tale organismo, che deve sostanzialmente adempiere all’organizzazione delle scadenze di cui sopra e inoltre garantire una costruzione serena della prossima conferenza nazionale delle e dei Giovani Comunist@, magari insediandosi simbolicamente proprio in quella Torino che vedrà sfilare a breve un movimento a cui noi tutti abbiamo dato grande contributo con il sacrificio e la voglia di ribellarsi, mai sopita, che da sempre ci contraddistingue.

Carlo Pallavicini, Alessandro Esposito, Daniele Maffione, Alberto Conia , Stefano Piccolonimi, Matteo Iannitti, Jacopo di Gaspero, Anna Belligero, Cristina Palmieri, Luca Lucarelli, , Davide Cristiani, Emilia Butturini , Lorenzo Bonaccina, Jacopo Ricciardi, Laura Petrone, Laura Simonato, Fabio Zocchi, Federica Savino, Irene Sposato, Giulia Paltrineri, Davide Santi, Chiara Morgotti, Giovanni Verla, Valentina Zangheri, Claudio Pintus, Andrea Genovese, Damiano Pintus, Giulio Armanetti, Chiara Pollio, Beniamino Simioli, Marika Virgillito, Michele Amato, Giuseppe Manduci, Michela Tripodi, Stefano Bulzomì, Tommaso Vaccaro, Paola Calì, Leonardo Masone.

venerdì 15 maggio 2009

Lettera sui Giovani Comunisti

di Jacopo Di Gaspero*

14-05-2009

Caro Simone,
ho letto con un certo interesse il tuo articolo pubblicato su Liberazione il 5 maggio, lo stesso giorno in cui tutte le componenti dei giovani comunisti si sono incontrate per creare un comitato di gestione unitario. Un organismo di transizione sulla cui composizione e sulle cui funzioni, unanimemente, tutti avevamo concordato: era una proposta condivisa, anche da te, per traghettare i/le giovan* comunist* alla conferenza del prossimo autunno.

Quello stesso giorno, con la tua assenza, ti sei assunto la responsabilità di non partecipare e delegittimarlo.
Francamente trovo imbarazzante la domanda che poni in apertura: un quadro dirigente nazionale a cui il partito ha permesso di concentrare tutti suoi sforzi esclusivamente nella politica, dovrebbe essere in grado di avere una corretta visione d’insieme di tutto ciò che accade sui territori, anche quelli più periferici, poco importa se è stato adottato dalla Capitale. Allora proverò a spiegarti dove sono i giovani e le giovani comunist*. Sono nell’onda, nelle mobilitazioni contro i neofascisti, alla fiat di Pomigliano e nei call-center, hanno sposato con entusiasmo la pratica del partito sociale, da Udine a Catania, partecipando attivamente all’organizzazione dei gruppi d’acquisto, nella solidarietà attiva con la popolazione Abruzzesi.. la lista potrebbe continuare. Sul mio territorio, ad esempio, stiamo costruendo materialmente (in altre parole con cazzuola e mattoni) uno spazio sociale, organizzando i corsi di ripetizione a prezzi popolari e l’intervento in una fabbrica in crisi nella provincia udinese. Tutto senza badare a correnti, aree o mozioni congressuali. I GC, caro Simone, non sono burocrazia né solo gruppi dirigenti nazionali: un’organizzazione come la nostra esiste e ha senso nella misura in cui è capace di creare conflitti, stare nei movimenti e nelle lotte.
I giovani e le giovani compagn*, nonostante le difficoltà post-scissione, hanno dimostrato impegno e maturità nel rilancio del partito e delle pratiche sociali. Non puoi far finta che gli sforzi generosamente profusi da questi non siano mai esistiti.
Certo è mancato un organo capace di coordinare e di mettere in rete le esperienze territoriali e ne sentiamo la mancanza: il comitato unitario di gestione (che ora rifiuti) doveva svolgere proprio questa funzione. E sbloccare una situazione di stallo determinato, dopo la scissione, dalla impossibilità di reintegrare il coordinamento nazionale dei GC , così come era avvenuto nelle altre strutture del partito. Uno stallo che hai contribuito a determinare forse anteponendo un interesse di parte al bene dell’organizzazione.
Condivido con te la necessità di superare le lacerazioni, le divisioni, gli asti che in questi anni hanno impedito ai/alle GC di funzionare al massimo delle proprie possibilità. Abbiamo teorizzato l’utilizzo della pratica del consenso, contrapposto alla democrazia della maggioranza, ma nei fatti troppe volte abbiamo abbracciato quest’ultima, mentre altre sensibilità dei GC si abbandonavano ad un’opposizione dogmatica ed infruttuosa, limitandosi a coltivare l’orticello della propria corrente. Dobbiamo lasciarci alle spalle questo difficile passato, superare la logica delle aree militarizzate ed incomunicanti ben sapendo, però, che ci sono differenti visioni della politica. Queste differenze devono diventare ricchezza, non più motivo di scontro feroce, vanno messe a valore, devono essere il portato di un nuovo modo di vivere e far vivere l’organizzazione.
Se sul merito mi trovi assolutamente d’accordo, dissento sul metodo. Logica vuole che il primo passaggio per una proposta veramente unitaria e condivisa sia la stesura di un documento comune costruito collettivamente con compagne e compagni di diverse culture politiche. Proporre/imporre il proprio e chiedere al resto dell’organizzazione di emendarlo, nega di fatto pari dignità alle altre realtà. La collegialità, caro Simone, non è un semplice enunciato ma una pratica e come tale va attuata, allo stesso modo l’unità (nella differenza) si ottiene solo nella prassi politica e sociale concreta di tutti i giorni. Questo mi hanno insegnato questi ultimi mesi d’esperienza politica nella mia città.
Le proposte che avanzi quando parli di priorità sono interessanti, vanno discusse ed approfondite. Così come l’organizzazione del G8 e delle sue “varianti tematiche”. Compiti spettanti a quel comitato che, insisto, va creato nel più breve tempo possibile, pena l’effettiva scomparsa dei GC con la dispersione di tutte le esperienze fatte in questi anni. Sono sicuro che non vorrai continuare ad assumerti una responsabilità di questo genere.
Per questo ti invito a fare un passo indietro, partecipare al comitato di gestione unitario presentandoti alla prossima riunione, per evitare che i compagni, ancora una volta, si chiedano: “Che fine ha fatto Simone Oggionni?”

*Coord. Gc Udine e membro del Coordinamento Nazionale

venerdì 8 maggio 2009

Aggiornamento dalle brigate di solidarietà

Le Brigate di solidarietà attiva al momento hanno montato e gestiscono, in coordinamento con la Protezione Civile, una cucina da campo a San Biagio dove è stato allestito anche un piccolo asilo sociale e uno spazio dove poter svolgere attività ricreative e teatro. Lì funziona una lavanderia popolare con tre lavatrici e, da domani, un internet point. E' attivo inoltre un servizio di assistenza psicotraumatologica con due psicologi e uno spaccio popolare dal quale partono rifornimenti a domicilio.
La cucina di Camarda è stata smontata e consegnata alla popolazione di Aragno in modo che, con i nostri rifornimenti quotidiani, i cittadini possano autogestirla.

Chiunque volesse partecipare all'organizzazione della brigata di solidarietà può chiamare i seguenti numeri:
Yassir Goretz - 338/8154400
yassir.goretz@rifondazione.it

La Federazione Prc di Pescara (via F. Tedesco, 8) continua a funzionare come centro di raccolta materiali e di accoglienza per gli evacuati.
Singoli o strutture che abbiano la possibilità di accogliere gli sfollati o che vogliano dare il loro contributo sono pregati quindi di chiamare il numero 085.66788 o di spedire una mail a: info@rifondazioneabruzzo.org

domenica 3 maggio 2009

Sciopero Alitalia

A 4 mesi dalla traumatica nascita della nuova compagnia, l’analisi sullo stato di cose porta ineludibilmente alla considerazione che la pace sociale non possa essere garantita nella nuova Azienda. Sulla scorta di questa semplice constatazione, SdL ha deciso di riprogrammare lo sciopero previsto l’8 aprile scorso, sospeso a causa del drammatico terremoto che ha colpito l’Abruzzo, al 4 maggio prossimo.Ci sono situazioni che impongono scelte chiare e nette e quella attuale è una di questi casi.Infatti, la situazione all’interno dell’Azienda è impietosa:
  • Rimangono intatte le ferite aperte dal processo delle assunzioni, primo fra tutti le esclusioni delle categorie protette;
  • Vengono sistematicamente compressi, e in molti casi del tutto negati, i diritti sociali legati alla tutela della famiglia e all’assistenza dei disabili;
  • Interi settori operativi sono sottoposti a lavorare sotto organico, vedi le centinaia di voli operati con equipaggio incompleto, ed a ritmi allucinanti;
  • Si deroga continuamente alle normative ministeriali di riferimento per l’impiego dei naviganti e del personale tecnico certificato;
  • In particolare nei settori operativi, le prime buste paga CAI mostrano decurtazioni notevolmente superiori a quanto pattuito;
  • Ha avuto inizio una politica aziendale tesa a colpire attraverso sanzioni disciplinari qualsiasi forma di non sottomissione alle “nuove” logiche aziendali;
  • Ultimo, ma non meno importante, la prevista fusione a breve delle Compagnie del Gruppo produrrà altre centinaia di esuberi, mettendo in discussione il destino dei “sopravvissuti” a partire dalle centinaia di contratti a tempo determinato, e chiudendo ulteriormente le porte a cassaintegrati e precari.
  • Per quanto riguarda le migliaia di lavoratori esclusi dalla nuova azienda, rimangono sul tappeto i drammatici problemi di prospettiva. Nonostante le proposte e gli inviti da parte delle Istituzioni, la CAI continua a chiudere la porta a qualsiasi ipotesi di solidarietà interna o part-time in entrata che possa offrire nuove opportunità di recupero dell’occupazione
  • Gli stessi lavoratori appartenenti a settori e/o aziende non ricomprese nel perimetro aziendale non vedono tuttora alcuna certezza del loro futuro (Alitalia Maintenance System, Atitech. La modalità con la quale la stessa Azienda ha gestito le ultime poche assunzioni degli Assistenti di Volo mortifica la storia e la vita sociale delle persone escluse. Ciò appare più una minuziosa opera di esclusione piuttosto che di recupero del personale, aggravando lo stress al quale queste persone sono sottoposte.
  • Infine, permane il totale silenzio sulla lista per le future assunzioni sia per il personale in Cigs sia per i precari assunti.

Non riteniamo che questa analisi sia patrimonio esclusivo di SdL, anzi, notiamo che molte altre Organizzazioni, comprese quelle della firma della prima ora, constatino che l’atteggiamento aziendale non solo viola le pur minime regole pattuite ma è teso a scardinare completamente qualsiasi forma di tutela collettiva del lavoro.
Lo stesso progetto “People Care” è sintomatico: vogliamo invitare tutti i lavoratori a riflettere bene su come si possa da una parte violare, negare, comprimere ed espellere diritti e persone, e dall’altra promettere benefici reali che incidano sulle collettività piuttosto che su una ristretta cerchia di accoliti. La Fiat di Valletta sperimentò questo 40 anni fa! Riflettiamo bene…
Qualsiasi progetto messo in piedi con questi presupposti non può durare molto a lungo.
Occorre manifestare in tutti i modi il disagio ed il dissenso che cova sotto un apparente calma sociale per potersi riappropriare dei diritti e delle tutele negate da CAI.
Occorre ridare forza alla solidarietà tra gli assunti e gli esclusi, tra categorie e tra pezzi di categoria, anche se è difficile parlarne quando equipaggi partono fuori ore o quando vengono effettuate migliaia di ore di straordinario nei vari settori di terra, operativi e non.
La stessa questione deve essere sollevata anche coinvolgendo i lavoratori del Gruppo AirOne, fino ad ora spettatori del disastro, ma da domani parte integrante di un unico progetto, con l’obiettivo di far diventare la fusione un’occasione per estendere il dissenso, piuttosto che aggiungere altri disastri a quelli già commessi.
In poche parole, occorre dimostrare che il “laboratorio CAI” non sta funzionando per niente e che la coscienza sociale del lavoratore, soprattutto quello attivo, non può essere annichilita.
Il 4 maggio è un’occasione per mettere in difficoltà questo sistema; non è la prima e non sarà l’ultima.
Siamo ben coscienti che questo è un percorso difficile e pieno di ostacoli, ma se ogni singolo lavoratore condividerà anche solo una parte delle analisi di SdL, anche lui, come noi, non potrà garantire la pace sociale a questi signori.
L’obiettivo è ricostruire realmente, e non solo nelle dichiarazioni di intenti e negli slogan pubblicitari, un’Azienda che possa garantire non solo maggiore e migliore occupazione, ma anche rispetto e dignità per il lavoro, all’interno di un progetto industriale che sia basato sullo sviluppo e non solo sul risparmio selvaggio sulla pelle dei lavoratori e sulle spalle dei contribuenti.

Reggio Emilia - Poliziotto impugna la pistola e spara per fermare i tre ragazzi in fuga dopo una scritta su un muro.

La mattina presto del 29 aprile a Reggio Emilia tre ragazzi, uno dei quali candidato sindaco di Reggio per "Lista Comunista per il Blocco Popolare", si avvicinano con una auto di fronte alla sede di Casapound. Escono in due e armati di bomboletta di vernice scrivono sulla sede di CasaPound "28 aprile ieri come oggi". (Il significato rimanda al giorno in cui venne fucilato Benito Mussolini a Giulino di Mezzegra nel Comasco).

In quel momento passa una volante della Digos dalla quale esce un poliziotto. Vista la presenza della polizia i due ragazzi salgono in auto per scappare. Ma nel fare manovra con l'auto, un poliziotto viene leggermente colpito ad un ginocchio. La prognosi per questo grave incidente sarà di tre giorni.

In risposta, l'agente non trova niente di meglio che sparare alle ruote dell'auto. A questo punto bloccata l'auto i tre ragazzi, due di venti anni e uno di ventuno, sono stati portati in questura . Tutti e tre incensuarti sono stati denunciati per concorso in resistenza a pubblico ufficiale, travisamento e imbrattamento.

Troppe volte purtroppo abbiamo sentito parlare di proiettili deviati. Deviati da sassi, da reti metalliche. Sempre qualcosa si interpone quando i fatti diventano tragici, fra il proiettile e la sua innocua triettoria. Stavolta per fortuna nessun oggetto ha deviato la traiettoria del proiettile. Ma continuaiamo a chiedrci come sia possibile che un agente della Digos ritenga lecito usare un arma da fuoco con tutto quello che ne consegue, per fermare tre writer.

da www.infoaut.org