Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

venerdì 15 maggio 2009

Lettera sui Giovani Comunisti

di Jacopo Di Gaspero*

14-05-2009

Caro Simone,
ho letto con un certo interesse il tuo articolo pubblicato su Liberazione il 5 maggio, lo stesso giorno in cui tutte le componenti dei giovani comunisti si sono incontrate per creare un comitato di gestione unitario. Un organismo di transizione sulla cui composizione e sulle cui funzioni, unanimemente, tutti avevamo concordato: era una proposta condivisa, anche da te, per traghettare i/le giovan* comunist* alla conferenza del prossimo autunno.

Quello stesso giorno, con la tua assenza, ti sei assunto la responsabilità di non partecipare e delegittimarlo.
Francamente trovo imbarazzante la domanda che poni in apertura: un quadro dirigente nazionale a cui il partito ha permesso di concentrare tutti suoi sforzi esclusivamente nella politica, dovrebbe essere in grado di avere una corretta visione d’insieme di tutto ciò che accade sui territori, anche quelli più periferici, poco importa se è stato adottato dalla Capitale. Allora proverò a spiegarti dove sono i giovani e le giovani comunist*. Sono nell’onda, nelle mobilitazioni contro i neofascisti, alla fiat di Pomigliano e nei call-center, hanno sposato con entusiasmo la pratica del partito sociale, da Udine a Catania, partecipando attivamente all’organizzazione dei gruppi d’acquisto, nella solidarietà attiva con la popolazione Abruzzesi.. la lista potrebbe continuare. Sul mio territorio, ad esempio, stiamo costruendo materialmente (in altre parole con cazzuola e mattoni) uno spazio sociale, organizzando i corsi di ripetizione a prezzi popolari e l’intervento in una fabbrica in crisi nella provincia udinese. Tutto senza badare a correnti, aree o mozioni congressuali. I GC, caro Simone, non sono burocrazia né solo gruppi dirigenti nazionali: un’organizzazione come la nostra esiste e ha senso nella misura in cui è capace di creare conflitti, stare nei movimenti e nelle lotte.
I giovani e le giovani compagn*, nonostante le difficoltà post-scissione, hanno dimostrato impegno e maturità nel rilancio del partito e delle pratiche sociali. Non puoi far finta che gli sforzi generosamente profusi da questi non siano mai esistiti.
Certo è mancato un organo capace di coordinare e di mettere in rete le esperienze territoriali e ne sentiamo la mancanza: il comitato unitario di gestione (che ora rifiuti) doveva svolgere proprio questa funzione. E sbloccare una situazione di stallo determinato, dopo la scissione, dalla impossibilità di reintegrare il coordinamento nazionale dei GC , così come era avvenuto nelle altre strutture del partito. Uno stallo che hai contribuito a determinare forse anteponendo un interesse di parte al bene dell’organizzazione.
Condivido con te la necessità di superare le lacerazioni, le divisioni, gli asti che in questi anni hanno impedito ai/alle GC di funzionare al massimo delle proprie possibilità. Abbiamo teorizzato l’utilizzo della pratica del consenso, contrapposto alla democrazia della maggioranza, ma nei fatti troppe volte abbiamo abbracciato quest’ultima, mentre altre sensibilità dei GC si abbandonavano ad un’opposizione dogmatica ed infruttuosa, limitandosi a coltivare l’orticello della propria corrente. Dobbiamo lasciarci alle spalle questo difficile passato, superare la logica delle aree militarizzate ed incomunicanti ben sapendo, però, che ci sono differenti visioni della politica. Queste differenze devono diventare ricchezza, non più motivo di scontro feroce, vanno messe a valore, devono essere il portato di un nuovo modo di vivere e far vivere l’organizzazione.
Se sul merito mi trovi assolutamente d’accordo, dissento sul metodo. Logica vuole che il primo passaggio per una proposta veramente unitaria e condivisa sia la stesura di un documento comune costruito collettivamente con compagne e compagni di diverse culture politiche. Proporre/imporre il proprio e chiedere al resto dell’organizzazione di emendarlo, nega di fatto pari dignità alle altre realtà. La collegialità, caro Simone, non è un semplice enunciato ma una pratica e come tale va attuata, allo stesso modo l’unità (nella differenza) si ottiene solo nella prassi politica e sociale concreta di tutti i giorni. Questo mi hanno insegnato questi ultimi mesi d’esperienza politica nella mia città.
Le proposte che avanzi quando parli di priorità sono interessanti, vanno discusse ed approfondite. Così come l’organizzazione del G8 e delle sue “varianti tematiche”. Compiti spettanti a quel comitato che, insisto, va creato nel più breve tempo possibile, pena l’effettiva scomparsa dei GC con la dispersione di tutte le esperienze fatte in questi anni. Sono sicuro che non vorrai continuare ad assumerti una responsabilità di questo genere.
Per questo ti invito a fare un passo indietro, partecipare al comitato di gestione unitario presentandoti alla prossima riunione, per evitare che i compagni, ancora una volta, si chiedano: “Che fine ha fatto Simone Oggionni?”

*Coord. Gc Udine e membro del Coordinamento Nazionale

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