Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

domenica 24 maggio 2009

Conflitto e giovani comunisti


di Daniele Maffione*

21-05-09

Il conflitto cresce nel Paese. Di pari passo, aumenta la repressione del dissenso da parte del governo Berlusconi. Questo è il messaggio che emerge dalle manifestazioni tenutesi a margine del G8 di Torino sui temi dell’istruzione e della ricerca.

Sabato nel capoluogo piemontese si è tenuto un imponente corteo operaio, con protagonisti i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese, a rischio chiusura; martedì, invece, una partecipata manifestazione studentesca ha percorso le strade della città, concludendosi con degli incidenti tra i manifestanti e le forze dell’ordine. La crisi sta esplicitando le contraddizioni di classe in Italia ed in Europa, dove la combattività dei lavoratori sta aumentando di fronte alle scorciatoie antidemocratiche tentate dai padroni, che prevedono chiusure di stabilimenti, licenziamenti in tronco, cassa integrazione, fame e repressione.

“Che fine hanno fatto i Giovani Comunisti?” era il titolo di un articolo comparso sulle pagine di Liberazione il 5 maggio a firma di Simone Oggionni, coordinatore dei giovani dell’area Essere comunisti. L’articolo di Oggionni pone un quesito importante, sottolineando l’assenza di direzione politica, che attraversa da febbraio la nostra organizzazione. Le soluzioni proposte, però, non rappresentano un’efficace risposta alla situazione di stallo dei G.C., poiché tempi e modi di una Conferenza nazionale non possono essere decisi dai singoli dalle righe di un articolo, ma vanno definiti in modo collegiale e democratico. Riguardo ai contenuti, poi, Oggionni proponeva di costruire un documento unitario a tesi emendabili, a partire dal contributo delle “sedici tesi”, elaborate dai compagni di Essere comunisti, proiettando la nostra organizzazione nella Conferenza, che egli propone di tenere in estate. Una Conferenza nazionale, per essere preparata seriamente, richiede mesi di lavoro e di preparazione, che non possono essere improvvisati o sostituiti dai proclami individuali. Inoltre, in questo momento, i G.C. dovrebbero concentrare tutte le proprie energie nella campagna elettorale e nelle mobilitazioni contro il G8, che sino a luglio terranno alta la mobilitazione politica. Pertanto, la Conferenza nazionale realisticamente non si potrà tenere che in autunno inoltrato. Sui contenuti, poi, pensare di definire un documento unitario, a partire dalle tesi già elaborate e scritte da qualcuno, è una proposta che sovverte qualsiasi principio democratico, che vedrebbe quest’organizzazione, già duramente provata dagli errori passati, precipitare nuovamente in una logica di contrapposizione e di “conta”.

La prossima Conferenza dovrà svolgersi analizzando il quadro politico interno ed internazionale, misurando l’attualità di un’organizzazione giovanile comunista e le sue prospettive di lotta nell’attuale società capitalista, governata dalla crisi economica, dal populismo e da fenomeni di disgregazione sociale molto profondi. Tempi, modi e contenuti del prossimo congresso giovanile potranno essere stabiliti soltanto da un organismo unitario e legittimato ad istituire questo percorso, come il Comitato di gestione provvisorio, che tutte le aree di quest’organizzazione hanno proposto nei mesi scorsi. Altre proposte rischiano di scadere nel plebiscitarismo e non aiutano la nostra organizzazione a ripartire dalla politica e dal conflitto in atto nella società.

A questo proposito, la risposta più efficace alla domanda, posta dall’articolo del compagno Oggionni, è venuta proprio dalla manifestazione di Torino del 19: i Giovani Comunisti hanno tenuto un loro spezzone nazionale, organizzando un proprio servizio d’ordine e proteggendo l’incolumità degli studenti torinesi. A memoria d’uomo, era dal 21 luglio 2001 a Genova che i G.C. non scendevano in piazza in una mobilitazione nazionale con un assetto del genere. Nessuno vuole negare i limiti, le debolezze, l’inesperienza ed anche l’esigua partecipazione, che seguono ad anni di smobilitazione della nostra organizzazione. I volti dei compagni incordonati erano molto giovani, a dimostrazione che la nostra organizzazione ha vissuto un ricambio generazionale. Ma anche evidenziando che il patrimonio politico della nostra organizzazione è molto ampio. Questi compagni vanno educati alla lotta, allo stare in piazza, manifestando le proprie idee e restituendo loro il senso d’appartenenza ad un’organizzazione giovanile, che deve fare del conflitto contro lo sfruttamento e l’oppressione capitalista la propria bandiera. Non tutti i compagni dei G.C., però, hanno sentito l’esigenza di stare in piazza e condividere le cariche ed i lacrimogeni con i compagni. Alcuni hanno partecipato in modo individuale ad altri spezzoni; altri ancora hanno apertamente boicottato la mobilitazione. E’ singolare, allora, scoprire che dietro alle domande poste negli articoli su Liberazione da alcuni dirigenti dei G.C., spesso non corrispondano le azioni pratiche, dove al protagonismo individuale bisogna sostituire lo slancio e l’abnegazione collettiva. Questi episodi traducono i nostri compiti immediati: costruire la Conferenza nazionale, per definire la nostra linea politica e ricostruire la presenza nei conflitti, preparandoci alla lotta. I Giovani Comunisti hanno l’esigenza di ripartire dalle idee, dalle analisi e dalla propria organizzazione, poiché questo è l’unico percorso che possa sancire la “svolta a sinistra” del Partito anche nell’organizzazione giovanile, ricostruendo la nostra presenza nei luoghi di lavoro, di studio e di conflitto. A Siracusa e Torino questo percorso ha dato i primi risultati. Ma siamo appena all’inizio. Ecco che fine hanno fatto i Giovani Comunisti! Ecco da dove dobbiamo ripartire!

*Coordinamento nazionale Giovani Comunisti , area Sinistra comunista

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