Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

sabato 27 giugno 2009

Il muro della vergogna


Ramallah, 18 giugno 2009

Cari amici,

mancano meno di tre settimane al quinto anniversario della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sullo smantellamento del Muro. Il fatto che la costruzione del Muro continui, a cinque anni dalla sentenza, è la prova lampante dell’impunità che la comunità internazionale garantisce ad Israele.

In questo anniversario, facciamo appello ai sostenitori dei diritti dei Palestinesi in tutto il mondo affinché rinnovino i loro sforzi nella lotta contro il Muro dell’Apartheid.

Come Campagna Palestinese contro il Muro dell’Apartheid e Comitati Popolari contro il Muro e le colonie, stiamo resistendo al Muro sin dall’inizio della sua costruzione.

Oggi, la gente che si mobilita nelle proteste settimanali per difendere la propria terra contro il Muro affronta una repressione in rapida crescita da parte dell’esercito israeliano e noi vi chiediamo di unirvi a noi contro gli arresti, i ferimenti e gli assassinii del nostro popolo.

Cinque anni fa, la Corte Internazionale di Giustizia sembrava aver rafforzato la nostra battaglia. Il 9 luglio 2004, la Corte sentenziò che:

- la costruzione del Muro nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, è illegale e che Israele doveva cessarne la costruzione, smantellare le parti già costruite e risarcire i danni causati.

- nessuno Stato avrebbe dovuto fornire aiuto o assistenza al mantenimento del Muro ed al suo regime e tutti gli Stati aderenti alla IV Convenzione di Ginevra sono obbligati ad assicurare il rispetto da parte di Israele delle leggi umanitarie internazionali.

Nonostante la chiarezza di questa sentenza, né Israele, né la comunità internazionale hanno indicato che intendono rispettare i loro obblighi verso il Diritto Internazionale. Invece, il Muro è semplicemente scomparso dall’agenda della diplomazia internazionale, mentre continuano le distruzioni di cui è causa.

Nei primi quattro mesi di quest’anno, l’esercito israeliano ha già costruito più parti del Muro che nell’intero 2008. Come risultato di questo progetto, lo sbalorditivo numero di 266.422 Palestinesi che vivono in Cisgiordania sono circondati, isolati e con la prospettiva della deportazione.

Le Nazioni Unite non hanno fatto nulla per realizzare la decisione della Corte Internazionale di Giustizia e, con l’eccezione di pochi governi, gli Stati non hanno fatto pressione o attuato sanzioni verso Israele. L’imprenditoria internazionale continua a finanziare ed a fornire materiali sia per la costruzione del Muro che per le colonie.

Se l’amministrazione Obama e i governi europei fossero seri sulle loro posizioni sulle colonie, per prima cosa imporrebbero il rispetto della sentenza della Corte, che evidenzia l’illegalità del Muro, delle colonie e del regime che vi è associato. In questo modo, i leader politici potrebbero far rispettare il Diritto Internazionale e restituire ai popoli fiducia nella pace e nel futuro.

Lasciati soli a difendere i propri diritti e le norme del Diritto Internazionale, i comitati popolari hanno continuato le mobilitazioni con il sostegno dei difensori dei diritti umani di tutto il mondo. Hanno rallentato la costruzione del Muro e ottenuto restituzioni di terre, ma l’obiettivo finale di abbattere il Muro è ancora lontano. I villaggi palestinesi continuano a pagare un alto prezzo per la loro determinazione: 16 persone, la metà delle quali bambini, sono già state uccise dalle forze israeliane nel corso delle proteste, mentre altre centinaia sono state ferite o arrestate.

Interi villaggi subiscono il coprifuoco e la chiusura dei cancelli del Muro come punizione collettiva.

L’utilizzo abituale di pallottole di plastica contro le persone sulla loro stessa terra è solo l’ultima di una lunga serie di misure che violano i nostri diritti politici.

Vi chiediamo di mobilitarvi insieme a noi in occasione del quinto anniversario della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia e di aiutarci a proteggere i comitati popolari, di rimettere il Muro nella vostra agenda, di fare pressione sui vostri governi e sulle Nazioni Unite perché si conformino al loro obbligo di realizzare la sentenza della Corte e di fermare gli affaristi internazionali che traggono profitto dai crimini israeliani.

Voi potete fare questo:

- Organizzando eventi di sensibilizzazione per il 9 luglio

- Contattando i vostri organi di informazione e chiedendogli di informare sul Muro e sulla lotta contro di esso

- Scrivendo ai vostri consolati e ai vostri parlamentari e chiedendogli di protestare contro la repressione dei comitati popolari e di impegnarsi per la realizzazione della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia

- Includendo il Muro nelle vostre campagne ed iniziative politiche.

Grazie per il vostro sostegno.

Campagna Palestinese contro il Muro dell’Apartheid

mercoledì 24 giugno 2009

Napoli, aggressione omofoba. C´è l´identikit, caccia al branco.

La ventiseienne pestata è stata la sola a intervenire in soccorso degli amici. Una manifestazione domani alle 19. Identikit del branco, a piazza Bellini una notte di violenze.

C´è l´identikit del branco. E c´è la rabbia per una notte di violenza culminata con il pestaggio di Maria Luisa, la ragazza di 26 anni che è intervenuta per difendere un amico gay e ora rischia la perdita dell´occhio sinistro. Ricoverata nella divisione di Chirurgia vascolare dell´ospedale dei Pellegrini, i sanitari le hanno diagnosticato fratture multiple all´orbita dell´occhio sinistro. Dovranno operarla, non appena l´occhio si sgonfia. E mentre I-Ken, Arcilesbica e Arcigay, organizzano una fiaccolata per domani in piazza Bellini (appuntamento alle 19), i carabinieri sono sulle tracce del branco che nella notte tra domenica e lunedì ha aggredito Maria Luisa e il suo amico.

Gli investigatori stanno cercando in particolare due ragazzi. Uno è alto un metro e 55, corporatura esile, 20 anni circa, capelli castano scuri, a spazzola, rasati ai lati. Ha il viso scavato, occhi scuri e baffi incolti. Segno distintivo: un tatuaggio sul braccio destro. La sera dell´aggressione indossava una polo arancione. L´altro, ricorda Maria Luisa, aveva addosso un giubbotto nero, è un po´ più alto, circa un metro e sessantacinque, corporatura robusta ed è più giovane, circa 17 anni. Anche lui ha i capelli rasati. Secondo i carabinieri, però, non sono Skinheads: di certo sono ragazzi del quartiere Sanità.

«La cosa che più mi fa male?», si chiede Carlo Cremona, presidente I Ken, «ho ascoltato molti ragazzi presenti alla scena e mi hanno detto che l´amico di Maria è stato insultato e preso di mira per tutta la serata. Non si è trattato di un´aggressione improvvisata, ma è durata ore e la gente che era in piazza non ha fatto niente. È rimasta ferma. Solo Maria Luisa ha avuto il coraggio di intervenire ed è stata pestata. Se invece avessero reagito tutti non sarebbe accaduto nulla». Indifferenza e paura. «Quanto accaduto in piazza Bellini è indegno di una società civile – interviene il sindaco Rosa Russo Iervolino- È un preoccupante segno di intolleranza che colpisce la nostra comunità. Sono affettuosamente vicina a questa ragazza intervenuta con generosità e coraggio contro l´inaudita violenza del branco».

E l´assessore alla Legalità Luigi Scotti, insieme all´assessore Pari opportunità, Valeria Valente, da un lato invitano «cittadini e associazioni a dare un segno forte e a partecipare in tanti alla fiaccolata» di domani, dall´altro si impegnano a fare la propria parte «per garantire una maggiore sicurezza di chi, omo o etero che sia, sta trascorrendo una serata e viene aggredito, rafforzando da subito in quella zona la presenza della polizia locale». Ma soprattutto Scotti e Valente chiedono «una più stringente collaborazione delle forze dell´ordine» e sollecitano «misure di sicurezza e controllo per scongiurare il ripetersi di simili atti». I consiglieri comunali Francesco Nicodemo (Pd) e Francesco Minisci (Movimento per la sinistra) annunciano per domani mattina un incontro tra il questore e le associazioni gay, lesbiche e Lgbt. Le stesse che stanno organizzando la fiaccolata: «Faremo un sit-in e una fiaccolata – spiegano Arcilesbica, I ken, Arcigay e l´Udi – un presidio per dire basta alla violenza e per sentire la piazza nostra, sicura, viva».

Numerosi i messaggi di solidarietà: l´Arcigay offre assistenza legale e Imma Battaglia, leader del movimento gay, chiede l´intervento del ministro dell´Interno Roberto Maroni.
«Di fronte a questi atti dobbiamo convincerci a non arrenderci. Dobbiamo contrapporci con la nostra realtà concreta», commenta il cardinale Crescenzio Sepe. «Non si senta sola Maria Luisa in queste ore», scrive sul suo blog Antonio Bassolino. Solidarietà anche dall´assessore alle Politiche sociali della Regione, Alfonsina De Felice, e dall´assessore comunale Giulio Riccio (ieri in ospedale per visitare Maria Luisa), da Leonardo Impegno, presidente del Consiglio comunale e da Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale.

Fonte: La Repubblica, edizione di Napoli

Giugno 2007- Giugno 2009: due anni di chiusura di Gaza nei numeri

La limitazione degli approvvigionamenti

Quantità di beni a cui è consentito l'ingresso a Gaza, in base alla domanda: 25% (approssimativamente 2.500 tir al mese contro i 10.400 precedenti al giugno 2007)

Forniture di gasolio a cui è consentito l'ingresso a Gaza, in relazione al fabbisogno: 65% (2,2 milioni di litri alla settimana contro i 3,5 necessari per produrre elettricità)

Durata media dell'interruzione nell'erogazione di energia elettrica a Gaza: 5 ore al giorno

Numero delle persone senza accesso all'acqua corrente a Gaza: 28.000

Confronti e comparazioni

Numero delle voci dei beni alimentari di cui la risoluzione del Governo israeliano ha promesso l'ingresso a Gaza: illimitato
Numero delle voci dei beni alimentari che attualmente hanno il permesso di entrare a Gaza: 18

Ammontare della somma di denaro promesso per gli aiuti alla ricostruzione dalla Conferenza dei Donatori nel marzo 2009: 4,5 miliardi di dollari
Quantità di materiali per l'edilizia autorizzati ad entrare a Gaza: Zero

Tasso di disoccupazione a Gaza nel 2007, anno in cui è stata imposto il blocco: 30%
Tasso di disoccupazione a Gaza nel 2008: 40%

Niente sviluppo, niente prosperità, solo i beni "umanitari minimi" sono autorizzati all'ingresso

L'esercito israeliano consente l'ingresso della margarina in piccole confezioni singole ma non quello della margarina stoccata in grandi contenitori perchè potrebbe essere usata per l'industria (per esempio dalle aziende alimentari, producendo così posti di lavoro)
Il Governo israeliano ha chiarito l'interpretazione restrittiva al provvedimento del 22 marzo 2009, il quale autorizzava l'ingresso senza limitazioni di rifornimenti alimentari all'interno di Gaza e che il governo "non intende rimuovere le restrizioni imposte precedentemente all'entrata di cibo e rifornimenti in Gaza". Traduzione: le forniture alimentari continuano ad essere limitate.
Tra prodotti alimentari il cui ingresso a Gaza è vietato figurano: Halva (dolce a base di pasta di semola), te e succhi di frutta.
Tra beni non alimentari il cui ingresso a Gaza è vietato figurano: palloni da calcio, chitarre, carta, inchiostro.

Un popolo in trappola

Numero di giorni in cui il valico di Rafah è stato aperto per un traffico regolare: Zero

Numero di persone ogni mese non in grado di attraversare Rafah: 39.000

Criterio per il passaggio al valico di Erez: casi umanitari eccezionali

Fonte http://dgibril-abdelghami.blogspot.com/

Referendum. Fallimento consultazione, un bene per la democrazia


di Gianluigi Pegolo

Il non raggiungimento del quorum nel referendum per la modifica della legge elettorale per il Parlamento è un fatto estremamente positivo. Se fosse stata superata la soglia del 50% degli aventi diritto e se avessero vinto i Si, oggi saremo tutti meno liberi.

Quel referendum infatti, si proponeva di trasformare il sistema politico italiano in un sistema bipartitico nel quale con un solo voto in più degli altri, un partito avrebbe potuto ottenere la maggioranza dei seggi.

Irresponsabilmente il Partito Democratico ha appoggiato il referendum correndo il rischio in tal modo di consentire a Berlusconi di rafforzare enormemente il suo ruolo permettendo al Partito della Libertà di mantenere un potere assoluto. Certamente in questo risultato ha pesato la contrarietà della Lega, ma degno di nota è l'impegno per l'astensione di alcune forze politiche, fra le quali in particolare Rifondazione Comunista, molti esponenti delle componenti democratiche della magistratura e in generale della sinistra che nel corso di queste settimane hanno sensibilizzato l'elettorato sui pericoli che ne sarebbero derivati per la democrazia. La battaglia per la salvaguardia dei principi costituzionali per la difesa della democrazia non finisce qui ed è importante in questo senso che i Comitati sorti contro il referendum proseguano la loro opera".

venerdì 19 giugno 2009

PD-UDC: un progetto per far fuori i comunisti

Di Massimo Lorusso

In Piemonte si prepara il grande asse centrista UDC-PD per le prossime elezioni regionali e, forse, per un accordo più ampio a livello nazionale.

Le prime avvisaglie si sono avute già al primo turno nel comune di Tortona, importante comune della provincia di Alessandria, in cui il Partito Democratico e l’Italia dei Valori hanno presentato un candidato sindaco in comune all’Unione di Centro, Giorgio Bailo, esponente proprio del partito di Casini.

La conferma è arrivata al momento degli apparentamenti nella due provincie piemontesi al ballottaggio, Torino ed Alessandria, nelle quali dopo il primo turno sia il presidente uscente della Provincia di Torino (Saitta) che il presidente uscente di quella di Alessandria (Filippi), dopo un lungo corteggiamento e promesse di assessorati, hanno ottenuto lapparentamento conlUDC per il secondo turno.

L’asse UDC – PD in Piemonte, quindi, è ormai maturo e pronto per essere esteso anche alle regionali. Il progetto di una buona parte del PD, piemontese e nazionale, è chiaro: fare a meno dei comunisti, spostandosi a destra, per poter governare. Sinistra e libertà è parte integrante di questo progetto, pronta ad essere l’ala “sinistra” di una grande coalizione centrista.

Alla luce di questo, diventa difficile capire e condividere il progetto di Sinistra e Libertà, destinata ad una posizione di subalternità al Partito Democratico e di inevitabile dipendenza da esso.

In questo quadro anche alcune scelte dei compagni del i PdCI risultano discutibili:se in provincia di Torino hanno presentato un loro candidato al primo turno come ha fatto Rifondazione, ed ora si dicono preoccupati dellaccordo con lUDC, ad Alessandria, in cui sono in coalizione con il centro-sinistra dal primo turno, hanno accettato lapparentamento abbastanza passivamente.

Le regionali sono fra pochi mesi e probabilmente saremo costretti ad un campagna elettorale difficile, che vede una consistente parte del PD sperare in un accordo con lUDC per escludere le forze comuniste, e in particolar modo Rifondazione Comunista, dalle regioni. In questo caso sarebbe opportuno riuscire a creare in Piemonte un fronte compatto delle forze comuniste ed anticapitaliste, capace di resistere allennesimo attacco portatoci da una parte del Partito Democratico.

sabato 13 giugno 2009

Diciamo NO al Referendum beffa: il 21 giugno ASTIENITI!

1. Siamo tutti scontenti della vigente legge elettorale, unanimemente denominata “porcellum” con la quale si è votato nelle ultime due tornate elettorali (2006 e 2008).
2. Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i capi dei partiti politici) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative. Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati, da oligarchie di partito, svincolate da ogni controllo popolare.
3. Attraverso l’introduzione di soglie di sbarramento irragionevoli, il “porcellum” ha soffocato il pluralismo, espellendo le minoranze, non coalizzate dal Parlamento.
4. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del “porcellum” ma, al contrario, li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.
5. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista, che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito ad una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati).
6. Attribuire il premio di maggioranza ad una sola lista determina un incremento inusitato del premio stesso, sovvertendo la regola basilare di ogni democrazia che si poggia sul principio che le decisioni si prendono a maggioranza.
7. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica e di modificare la Costituzione.
8. La chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il porcellum) per spingerci ad un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il porcellum.
9. Per questo si tratta di un referendum beffa: ci chiama alle urne per ammazzare il porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, in quanto il Parlamento non potrebbe fare delle riforme elettorali perché vincolato dal voto popolare espresso con il referendum.
10. Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare e rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio

giovedì 4 giugno 2009

Arresti in Campania, i fatti confermano la battaglia di Rifondazione

La raffica di arresti ieri in Campania nell'ambito dell'operazione 'Green', riguardante i collaudi di ex impianti Cdr che sarebbero stati falsati, scoperchia la pentola di un disastro ambientale e sanitario su cui in molti hanno taciuto, e che solo alcune forze sociali e politiche hanno avuto il coraggio di denunciare apertamente. Ai domiciliari sono finite quindici persone, tra le quali il presidente della provincia di Benevento ed ex rettore dell’Unisannio, Aniello Cimitile del Pd, professori universitari, tra cui gli ex presidi della facoltà di ingegneria della Federico II di Napoli Oreste Greco e Vincenzo Naso e Rita Mastrullo, ordinario presso la stessa facoltà. Infine, il direttore del termovalorizzatore di Acerra Vittorio Vacca e alcuni funzionari della Regione Campania. Sono tutti indagati per falso ideologico, avendo attestato l'idoneità degli impianti quando erano già sequestrati e la conformità del loro prodotto alle specifiche del contratto stipulato tra Regione Campania e Fibe, società del gruppo Impregilo.

Solo poche settimane fa, il candidato alla Presidenza della Provincia di Napoli per la Lista Comunista Tommaso Sodano, da anni impegnato nelle battaglie contro la cattiva gestione della questione rifiuti, aveva presentato un esposto presso la procura della Repubblica in cui denunciava “gravi irregolarità che gli enti preposti stanno commettendo nella gestione del ciclo dei rifiuti”. Se confermati, gli arresti di ieri suonerebbero come la dimostrazione dell’evidenza di ciò che Sodano denuncia sin dal 2001. “Che gli impianti Cdr non funzionassero a norma lo stiamo denunciando da otto anni a questa parte,” afferma. E prosegue:“sulla difesa di questi siti c’è stata una sinergia bipartisan, da Bertolaso a Bassolino fino a Berlusconi che, durante la cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, ha definito i vertici Impregilo degli ‘eroi’.”

“Noi continuiamo a dire no a una gestione scellerata dell’emergenza rifiuti, al business e all’arricchimento basato su impianti che non funzionano, ma che producono solo danni alla nostra salute e a quelli dei nostri figli. L’alternativa ai rifiuti nelle strade e ai siti non a norma esiste – aggiunge – occorre puntare su un ciclo virtuoso dei rifiuti, sul riciclo delle materie prime investendo sui rifiuti come risorsa. E’ necessario – conclude il candidato alla presidenza della Provincia di Napoli - mettere un punto a questa gestione che ha provocato danni all’ambiente e alla salute. Diciamo no al cattivo funzionamento dei siti e alle lobby che sono alle spalle di questa gestione criminale”.

Le reazioni arrivano anche dal mondo dei precari della ricerca e dagli studenti.

"La mia cultura politica garantista" afferma Andrea Genovese, dottorando della Facoltà di ingegneria della Federico II di Napoli e militante del PRC "mi impone di attendere l'ultimo grado di giudizio prima di emettere pareri definitivi. Eppure, di fronte agli arresti di oggi (ieri per chi legge), che confermano quanto denunciato dal Partito della Rifondazione Comunista e da un vasto movimento popolare negli ultimi anni, non posso che esprimere una sensazione di tristezza. Qualora, infatti, le accuse mosse ai docenti di Ingegneria dovessero rivelarsi veritiere, ci troveremmo in una condizione surreale. Da aspirante ricercatore, ho sempre visto in queste personalità dei 'maestri', nel senso letterale del termine, quello del latino 'magister'. Che presuppone, oltre all'essere grandi uomini di scienza, l'essere portatori di un'etica d'acciaio; saper trasmettere, oltre che formule e nozioni, anche un modo di svolgere la professione di ingegnere conforme a una visione
sociale e progressiva del sapere. Mi dispiacerebbe se tutto ciò venisse drammaticamente a mancare, a vantaggio di una subcultura fatta di affarismo ed arrivismo, le grandi piaghe del sistema economico capitalista".

Lo sconcerto è sincero nelle parole di Francesca Pettinati, Giovane Comunista e membro del Comitato in Difesa dell'Università Pubblica di Ingegneria: "mi colpisce soprattutto la notizia secondo la quale anche il nostro ex-preside, il prof. Vincenzo Naso, che stimavamo come docente corretto e affidabile, sarebbe coinvolto negli arresti. Se le accuse dovessero essere confermate, questa sarebbe ennesima riprova del malcostume secondo il quale in questo Paese, e soprattutto nel nostro meridione, le posizioni di potere vengano spesso utilizzate per ottenere un proprio tornaconto. Trovo assurdo e paradossale che proprio le cariche pubbliche, la cui funzione dovrebbe essere messa innanzitutto a servizio della collettività e del bene pubblico, divengano invece posizioni di rendita a partire dalle quali realizzare interessi tutti privati. La cosa è ancora più grave se si considera il danno che è stato arrecato per mesi, e forse per anni, ad un bene tanto delicato ed importante come la salute dei cittadini, oltre allo scempio permanentemente inferto al nostro territorio ."

mercoledì 3 giugno 2009

Comunicato dei GC Oristano sui lavoratori Vip Sardegna

I Giovani Comunisti esprimono massima solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della Vip Sardegna, i quali dopo essere stati posti in ferie forzate per mesi, si accingono a entrare in cassa integrazione a seguito di una presunta quanto fantomatica crisi aziendale.

Non si spiegherebbe, sennò, per quale motivo l’azienda non abbia mai dichiarato in modo formale lo stato di crisi.

I padroni e i dirigenti aziendali mostrano per l’ennesima volta il loro volto, quello di persone forti con i deboli e deboli con i forti, pronti a mettere meri interessi economici e il profitto davanti ai lavoratori, a padri e madri di famiglia, fregandosene se questi hanno figli da crescere o mutui da pagare, trattandoli come semplici numerini, come ogni altra merce da mettere da parte appena non serve più, i primi da buttare in mare appena la nave accenna ad affondare (più forte è la tentazione se legati al sindacato!)

Non è questo che meritano i lavoratori, coloro che rappresentano il principale motore dell’economia e tanto meno nel nostro territorio dove mai c’è stato uno sviluppo industriale e quel poco che c’è viene decimato anno dopo anno da una serie preoccupante di licenziamenti.

Siamo stanchi di una classe politica locale che non sa dare risposte a questi problemi, siamo stanchi di certi politicanti oristanesi di centrodestra e di centrosinistra che portano false solidarietà ai lavoratori, che stanno con loro solo in campagna elettorale, capaci esclusivamente di trovare loro posti di lavoro e non di crearne.

Posti di lavoro che – come tutti sanno ma nessuno vede, parla, sente - vengono trovati agli amici degli amici con sistemi clienterali tipicamente mafiosi che rendono alcuni ambienti siciliani molto più vicini a noi di quanto non possiamo immaginare.

Invitiamo i cittadini e specialmente tutti i lavoratori della Vip Sardegna a mobilitarsi a sostegno dei loro colleghi e se ci sono gli estremi a bloccare la produzione. E’ necessario che i lavoratori tornino a far loro quel sentimento di solidarietà che in passato ha caratterizzato tante lotte operaie, perché quello che accade oggi ai circa quaranta lavoratori della Vip domani può capitare a ogni altro lavoratore!

Chi è con i lavoratori, lo è dall’inizio alla fine!

Giovani Comunisti Oristano