Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

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domenica 22 marzo 2009

Ma non dobbiamo mandare in soffitta l’antifascismo

di Angelo d'Orsi

da Liberazione del 22-03-2009


L'autoaffondamento della nave postfascista ha già attratto l'attenzione dei commentatori e certo se ne parlerà a lungo. In fondo l'Msi, poi An, era il solo partito che, pur derivando dallo sconfitto totalitarismo fascista, avesse avuto cittadinanza nell'Europa post-1945. E ciò a dispetto della XII disposizione transitoria della Costituzione vietante «la ricostituzione del disciolto Partito fascista», e anche della successiva Legge Scelba (1952), volta alla sua attuazione, che sanziona penalmente la propaganda o l'apologia del fascismo. Vissuto sempre sul doppio binario - che peraltro fu di Mussolini, ripreso da Almirante, oggi presentato incredibilmente come uno dei "padri della patria" - dell'accettazione formale del sistema liberale e della pratica sostanziale della violenza politica, il neofascismo, divenuto postfascismo in un percorso lungo e accidentato, giunge all'abbraccio con Berlusconi e il suo partito personale che riesce a mietere consensi in ogni strato sociale.

Una scelta respinta con sdegno da Fini e poi supinamente accettata in nome proprio del largo consenso del Cavaliere, salvo tentare di preservare una "identità" di tipo correntizio in seno a questa adunata che mira a occupare tutto lo spazio politico che dal centro giunge fino alla destra estrema, pur con la freccia nel fianco costituita dalla Lega Nord, che la sua autonomia cerca di tenersela ben stretta.


Archiviato quel che del fascismo rimaneva, si può mandare in soffitta l'antifascismo? La risposta è un no chiaro e tondo. No, innanzi tutto perché la confluenza (l'assorbimento) nel Pdl intensificherà, dopo la fuoriuscita di Storace, la nascita di gruppi di fascisti duri e puri, che cercheranno sul campo di dimostrare la loro autonomia, con azioni come le aggressioni alla Sapienza e in altre sedi universitarie, o in raduni giovanili, o anche verso singoli militanti di sinistra, o ancora il gravissimo raid alla sede di Chi l'ha visto? , il programma Rai "colpevole" di aver dato un volto ai picchiatori. Un'attitudine e una cultura antifascista sono da preservare e vorrei dire tenere in esercizio (politico, intellettuale, morale) soprattutto in quanto anche lo scioglimento di An nel Pdl appare un atto formale che si inserisce nel quadro del passaggio alla "postdemocrazia" che è il volto nuovo del fascismo.


E a chi si scandalizzerà subito per quest'affermazione vorrei ricordare alcuni provvedimenti quali le leggi ad personam volte a sancire giuridicamente l'impunibilità del "capo" (atto a cui Mussolini non giunse mai: e il re, infatti, lo fece arrestare); la grave limitazione del diritto di sciopero; la riduzione degli spazi di agibilità politica in ogni sede; l'attacco all'unità del movimento operaio e l'avviata irreggimentazione di quei sindacati che si lasciano irreggimentare; la riduzione a guscio vuoto dell'istituto parlamentare: basti pensare che tutte le leggi finora approvate sono decreti convertiti in aula, tranne quella istitutiva della Commissione antimafia, solo perché non era tecnicamente possibile farlo! E che dire della recentissima proposta berlusconiana di far votare solo i capigruppo? Si aggiunga che il parlamento nelle ultime due legislature è nato da una legge elettorale definita "porcata" dal suo ideatore che cancella il diritto dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti…


E ancora: la drastica limitazione dei diritti di libertà degli invididui e dei movimenti collettivi, non in linea con gli orientamenti politici governativi (il fascismo si spinse oltre, con una legge che consentiva il licenziamento dei pubblici dipendenti politicamente non affidabili…); l'accentramento in pochissime mani di un potere enorme, con un presidente del Consiglio che - avendo ripristinato la dicitura introdotta da Rocco di "capo del Governo" - si muove tra pubblico e privato, tra spettacolo esibizionistico e istrionismo: come non ricordare il "brav'uomo" Mussolini (definizione berlusconiana, peraltro) che si adoprava per la gioia di fotografi e cineoperatori a torso nudo in una grottesca "raccolta del grano"? Ma il "duce", se non altro, non ebbe la concezione proprietaria dello Stato, e aziendalistica della cultura oltre che della politica, che il Cavaliere non esita a mostrare e a tradurre in atti concreti.


E si potrebbe continuare. La strada che stiamo percorrendo conduce al "superamento" della democrazia. Non volete chiamarlo nuovo fascismo? Chiamatelo come vi pare, ma la soglia di attenzione deve alzarsi, non abbassarsi. E il nuovo, necessario antifascismo, comunque, dovrà essere non soltanto difesa dei princìpi costituzionali, ma della sostanza dello Stato di diritto. Nato, in questo sfortunato Paese chiamato Italia - mi si perdoni la banalità - precisamente dall'azione dell'antifascismo storico.

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