Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

martedì 28 aprile 2009

Giovani comunisti, alla lotta!

28-04-2009
di Daniele Maffione*

I Giovani Comunisti si ricostruiscono nella lotta. Dalla Brigata di solidarietà attiva in Abruzzo alla costruzione del contro-vertice al G8 di Siracusa, passando per la costruzione dei Gruppi d’Acquisto Popolare e per le mobilitazioni antifasciste, animate in occasione del 25 aprile, e per quelle antirazziste con i migranti di Castel Volturno, l’idea che si sta affermando dentro l’organizzazione giovanile di Rifondazione comunista è che per ripartire bisogna avere l’umiltà di tornare nei movimenti e nei conflitti, ricominciando a fare politica. Quello che oggi sembra un percorso scontato, è frutto di una lunga e lenta evoluzione, scaturita dopo anni di cattiva gestione dei Giovani Comunisti, utilizzati per produrre consenso ad una linea politica moderata e revisionista, per anni egemone all’interno del P.R.C.

Tuttavia, in seguito alla scissione del gruppo dirigente, che fino a febbraio ha diretto la nostra struttura giovanile, che può annoverare tra i suoi più brillanti risultati quello di aver portato i G.C. ai minimi storici di consenso e radicamento, il percorso per ripartire non è ancora pienamente riaffermato. Infatti, alcune componenti, del variegato panorama dialettico interno, tentano tuttora di rallentare o impedire il percorso di ricostruzione di un’organizzazione giovanile comunista orientata al conflitto. E’ l’esempio di chi pensa che i partiti si costruiscano solo “dall’alto”, dalle stanze dei bottoni, accelerando processi organizzativi e burocratici, fondendo gruppi dirigenti privi di un qualsiasi radicamento sociale, soltanto in virtù di una tanto decantata “unità dei comunisti”, che però è priva di qualsiasi contenuto. No, non è questa la strada di chi vuole ricostruire i Giovani Comunisti e dare idee e gambe alla “svolta a sinistra” di Rifondazione comunista!

Un partito è storicamente determinato dalla lotta di classe che lo produce. Il P.R.C., pur tra tanti limiti ed errori, è l’unico soggetto che ha al suo interno le potenzialità per ricostruire un progetto rivoluzionario in Italia, unendo tutte le sensibilità comuniste, ed animando un fronte anticapitalista, alternativo alle destre ed al Partito Democratico.

Non esistono scorciatoie: la presenza dei comunisti nei conflitti è data dalla capacità di leggere i processi economici e sociali, prevedendone gli sviluppi, ma anche dall’abilità di animare lo scontro ed organizzare gli oppressi, senza rinunciare alla propria identità. Contribuendo, però, in modo decisivo all’avanzamento generale del movimento reale. I Giovani Comunisti sono una parte decisiva di questa proiezione politica, poiché è forte l’esigenza tra le nuove generazioni di un’organizzazione che costruisca una barricata politica e culturale al dilagante populismo della destra, fornendo idee ed esperienze alle lotte, e preparando i giovani alla riconquista di diritti essenziali, come quelli sul lavoro o nell’istruzione pubblica.

In Abruzzo ed a Siracusa si sono ritrovati compagni di quest’organizzazione, che non si riuniva da tempo nel vivo della lotta. La responsabilità di questo ritardo è da attribuire a quel gruppo dirigente che ha tentato fino all’ultimo di liquidare i Giovani Comunisti, sotto la bandiera ideologica dell’innovazione e dello “scioglimento nei movimenti”. Il prodotto della vecchia linea politica è stato una scissione a destra, verso gli eredi di Craxi, che hanno rubato i soldi dalle tasche dai lavoratori. Davvero una bella innovazione! Purtroppo, però, nella scissione i Giovani Comunisti hanno avuto anche uno svaso di militanti, esasperati dalle dinamiche di scontro interno, che hanno creduto di seguire quella linea politica fino in fondo, aderendo ad alcune frange marginali dei centri sociali, legate al gruppo dei “Disobbedienti”.

Le energie che ci sono state sottratte, però, presto saranno recuperate, se voteremo la nostra organizzazione alla lotta, dotandola di una linea politica con forti contenuti e ricostruendo quel tessuto sociale che ci consenta di camminare a testa alta nel conflitto, contribuendo al nuovo assalto al cielo di un’intera generazione. Su quest’obiettivo dovremo riversare tutte le nostre energie, cominciando dal superamento del 4% alle elezioni europee e preparando le mobilitazioni contro i vertici dei padroni del G8, come quello di Torino sui temi dell’istruzione. Forza Giovani Comunisti. La Rivoluzione incomincia da noi stessi!

*Coordinamento nazionale Giovani Comunisti (Area Sinistra Comunista)

mercoledì 22 aprile 2009

Intimidazioni della polizia contro i manifestanti no G8!

COMUNICATO STAMPA URGENTE

OGGETTO: grave episodio contro i manifestanti no G8

Questa mattina un autobus di manifestanti, diretto a Siracusa, per prendere parte al controvertice del g8 ambiente, è stato fermato dalle forze dell’ordine appena sbarcato a Messina.

La pretesa avanzata era quella d’identificare e perquisire tutti i partecipanti, riproponendo una forma di schedatura politica, volta ad inasprire il clima di tensione creato ad arte dal governo. Emblematico è l’attacco preventivo portato avanti dall’attuale governo, che si colloca in un quadro politico ben più ampio di repressione di ogni forma di dissenso, dal diritto di sciopero a quello di manifestazione.

Al rifiuto dei manifestanti verso la pretesa delle forze dell’ordine, soltanto una delle partecipanti e l’autista sono stati identificati ed il mezzo è stato perquisito; solo dopo aver subito ulteriori minacce e provocazioni, i dimostranti hanno ripreso il loro viaggio verso Siracusa.

Riteniamo quest’episodio molto grave, alla vigilia di una delle scadenze italiane del G8, poiché tende ad incrementare una politica di repressione di ogni minima forma di dissenso sociale e politico.

22/4/2009

Le compagne e i compagni della Campania

Roberto De Filippis 333 8798586

martedì 21 aprile 2009

G8 Ambiente. Difendiamo l’ambiente, la vita e il lavoro dai “grandi” della terra


COORDINAMENTO REGIONALE SICILIANO “CONTRO G8”

Dal 22 al 24 aprile la città di Siracusa sarà sede del summit G8 sull’ambiente. I ministri per l’ambiente degli otto governi cosiddetti più grandi del mondo, grandi sostenitori e applicatori delle politiche liberiste, grandi inquinatori, grandi devastatori, grandi responsabili del declino inarrestabile del Pianeta e dell’oppressione dei suoi abitanti, arriveranno a Siracusa e si barricheranno dentro il castello Maniace dell’isola di Ortigia.

A otto anni dalla rivolta di Genova gli 8 grandi troveranno ad attenderli, con la stessa determinazione di sempre, i movimenti che hanno riempito le piazze di tutto il mondo per opporsi al neoliberismo, allo sfruttamento, alla guerra, alla devastazione del pianeta. Sono movimenti presenti anche in Sicilia impegnati da sempre a difendere i territori, la salute, la vita, sostenere l’Antimafia Sociale, affermare i diritti fondamentali, costruire la solidarietà ai migranti, salvaguardare il valore delle differenze e le ragioni delle minoranze.

Siracusa rappresenta il simbolo della distruzione ambientale e umana, causata da sfruttamento estremo del territorio in nome dello “sviluppo a tutti i costi” a esclusivo vantaggio del profitto privato e del gioco dei politicanti locali, così ben rappresentati in parlamento e al governo, poggiante su solide saldature tra massoneria, politica, mafia.

La scelta di questa città come sede del summit sull’ambiente, voluto dalla ministra per l’ambiente Stefania Prestigiacomo, è paradossale perché l’area siracusana, limitrofa al triangolo della morte “Priolo-Augusta-Melilli” e all’area di Noto sfregiata dalle trivellazioni, è tra le più inquinate d’Italia e si appresta a superare ogni primato con l’arrivo di un rigassificatore e un inceneritore previsti dal governo di cui la Prestigiacomo fa parte.

Non dimentichiamo che la ministra, col possesso di tre aziende di famiglia presenti nel triangolo della morte (Coemi spa, Vetroresina engineering development, Sarplast –fallita), è una vera “figlia d’arte” quanto a pertinace impegno antiambientale. È anche azionaria di un’azienda gestita dal padre (Ved), sulla cui testa incombono processi per bancarotta fraudolenta, trattamento e smaltimento illegale di rifiuti, violazione delle norme di sicurezza nei confronti dei dipendenti. Eppure, con questo curriculum, con inverosimile spudoratezza osa ergersi a paladina dell’ambiente!

L’operato della famiglia Prestigiacomo ci sembra emblematico di un sistema di potere governativo. Le classi politiche che hanno amministrato questi territori possono fregiarsi di molti record negativi su scala nazionale e internazionale. Da mezzo secolo le multinazionali del petrolio e della chimica hanno inquinato aria, terra, acqua e annientato ogni forma di vita, ingannando la popolazione col miraggio del posto di lavoro. Le persone sono state e sono aggredite dai veleni, le famiglie sterminate dal cancro, la popolazione espropriata della speranza di un futuro, frustrata dall’impossibilità di consegnare un avvenire ai figli, la cui vita, come quella di ogni essere vivente dell’area siracusana, è segnata da rischio certo. Questo accade in un territorio, quello siciliano, che da sempre ha vissuto sulla propria pelle le scelte spregiudicate di un potere coloniale che impone privatizzazione di beni comuni come l’acqua, attua ostili processi di militarizzazione, espropria intere fette di territorio alle popolazioni locali (la base di Sigonella), si accinge a progettare e costruire, con costi altissimi per la popolazione, macchine di morte come inceneritori, rigassificatori e centrali nucleari, realizza il grande carcere per migranti a cielo aperto di Lampedusa e molti altri “guantanamo”, nostrani, semisegreti. E per non smentire l’arroganza colonialista del governo italiano, a coronamento del danno, si annuncia la beffa: un ponte faraonico, devastante per il territorio e di cui nessuno ha bisogno tranne l’avidità di governanti, ideatori e costruttori, palese espressione di delirante megalomania, estranea alla realtà e antitetica ai bisogni reali di sostegno e tutela delle popolazioni e dei luoghi.

Denunciamo questi attacchi contro la Sicilia e conosciamo anche cosa gli impostori del G8 fanno “per l’ambiente” sull’intero pianeta. I G8, riuniti per trattare a gran voce questioni ambientali, vanno a programmare nuovi saccheggi, impoverimenti, disastri sempre più traumatici per il pianeta, per il suo ecosistema, per l’umanità, praticando a livello mondiale quanto a livello locale agiscono i loro vassalli.

Non sapendo e non volendo cambiare rotta, scelgono di servirsi di vaste regioni della terra per farne sterminate discariche e preferiscono trasformare in nubi di diossina gli scarti del sovraconsumo di massa che hanno indotto, quando è ormai improrogabile ripensare i modelli di vita e di produzione/consumo e investire sulle conosciute e sane energie rinnovabili e sulle innocue e proficue, anche in termini di posti di lavoro, tecniche di riciclaggio dei rifiuti.

Il peggioramento delle condizioni di vita di interi pezzi di popolazioni testimonia il fallimento delle teorie economiche neo-liberiste, generatrici del drastico aumento della sperequazione sociale, della totale precarizzazione del lavoro in nome della “flessibilità”, della scomparsa del lavoro stesso.

Quello che è stato sbandierato e propinato al mondo come migliore “modello di sviluppo”, attraverso l’innesco di un processo di omologazione planetaria di consumo detta globalizzazione, è figlio dell’ultimo ruggito dell’esasperato capitalismo che ha scelto l’autocapitalizzazione della finanza, da un lato, e lo sfruttamento estremo di risorse e lavoro, dall’altro. Due vortici senza controllo e senza limiti, voluti e garantiti dai governi, che scaricano sugli anelli più deboli della catena il prezzo impagabile di questa escalation: lavoratori schiavizzati, popolazioni allo stremo, risorse in prosciugamento, cancellazione di ecosistemi. Il modello di sviluppo globale “all’infinito” inciampa e si infrange di fronte ai confini fisici del pianeta per l’incompatibilità fra la pretesa vorace e la disponibilità che si riduce, una pseudofilosofia che deve fare i conti con gli equilibri degli ecosistemi globali e locali, con le ricchezze delle diversità culturali e con i relativi tessuti sociali.

Le scelte dei governi di socializzare il debito e privatizzare gli utili, attraverso le elargizioni “statali” a banche e imprese, stanno aggravando i processi involutivi ancora a danno delle popolazioni. Addirittura si pretende di andare nella stessa direzione, come nel caso italiano, inventando inutili, rovinosi e costosissimi ecomostri da fare gravare sulle comunità, imponendoli con la forza, attraverso repressione del dissenso e militarizzazione dei territori.

Ma non possono e non devono essere queste le scelte volte a sanare i disavanzi pubblici prodotti da comitati d’affari, oggi direttamente governanti, coinvolti in vorticosi traffici miliardari; non dovranno essere pagati dai cittadini i debiti causati dalla finanza “creativa” che ha preteso di considerarsi sganciata dall’economia reale.

Noi, figli di questa terra devastata, non vogliamo stare a guardare un G8 che mortifica la vita e offende l’intelligenza. Reclamiamo la partecipazione attiva della popolazione perché cominci finalmente a divenire protagonista delle scelte del proprio destino e di quello dei luoghi a cui appartiene. Non aspettiamo che i grandi avvoltoi ed il loro seguito di sciacalli banchettino coi nostri
cadaveri. Invitiamo tutti a impegnarsi per la preparazione di questo importante appuntamento e a lavorare per proseguire, dopo questa tappa, su un percorso responsabile di riappropriazione del diritto di autodeterminazione.

Chiamiamo a raccolta ogni forma di aggregazione sociale, culturale e politica e quante altre persone disposte a impegnarsi per cambiare questo stato di cose attraverso un ampio fronte di dissenso contro coloro che giocano con i destini della nostra terra e delle nostre comunità. Ancora una volta pensiamo che i conflitti sociali siano l’unica via d’uscita dalle crisi e continuiamo la nostra lotta al sistema di sfruttamento e alle istituzioni nazionali e sovranazionali che lo rappresentano.

Il coordinamento regionale “Contro G8” promuove tre giorni di mobilitazione a Siracusa, 22, 23 e 24 aprile, in cui si contesterà con determinazione il vertice di Ortigia e si confronteranno proposte concrete, coniugabili con la tutela primaria del pianeta, dell’integrità dei suoi molteplici equilibri, di tutti i viventi, dell’umanità tutta e dei suoi diritti fondamentali.

martedì 7 aprile 2009

Terremoto: Prc sta organizzando una brigata di solidarietà attiva

Carissim* compagn*,

questa mattina la Segreteria nazionale ha deciso di organizzare una 'brigata' di compagne e compagni del partito
per offrire una solidarietà attiva alle popolazioni dell'Abruzzo colpite questa notte da un terribile terremoto.

Non appena la Protezione civile - con la quale siamo in contatto insieme ovviamente alle compagne e ai compagni
abruzzesi - ci comunicherà dove poter organizzare il campo, vi faremo sapere il materiale richiesto e la località.

Nel frattempo vi chiediamo di far circolare la notizia di questa iniziativa presso tutti i livelli del partito per cominciare a raccogliere le disponibilità.

Appena possibile, pubblicheremo tutte le informazioni sui siti www.rifondazione.it e www.partitosociale.org; per contatti diretti potete scrivere una mail al compagno Francesco Piobbichi ( piobbico@hotmail.comQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ) incaricato dalla segreteria di seguire gli aspetti organizzativi.

venerdì 3 aprile 2009

Un voto contro la crisi, per l'alternativa


03-04-09

di Daniele Maffione*

Questa volta il voto utile serve davvero. Non va dato, però, al Partito Democratico, che ha sostenuto lo sbarramento al 4% con il P.d.l. di Berlusconi, e che fa tutto tranne l’opposizione al governo della destra. Tanto meno all’Italia dei Valori, che cerca di cavalcare l’assenza della sinistra dal Parlamento italiano. Questa volta il voto utile bisogna darlo alla lista comunista ed anticapitalista, che presenterà un proprio cartello elettorale ed un progetto alternativo per le elezioni europee.

Discontinuità. Questa è la parola chiave che anima la lista anticapitalista, che si rivolge direttamente alla testa ed alla pancia dei lavoratori in cassa integrazione, ai precari, agli studenti ed agli emarginati della società capitalista, nella quale è in atto una crisi economica che, come scrive l’economista Emiliano Brancaccio sulle pagine di Liberazione del 2 aprile, per dimensioni e conseguenze, sarà peggio di quella del famigerato 1929.

Tuttavia, bisogna evitare di commettere gli errori del recente passato, che spinsero i dirigenti dei partiti della sinistra ad animare il cartello elettorale de La Sinistra L’Arcobaleno dell’aprile 2008, presentandolo come l’atto costituente di un nuovo partito della sinistra. In quel periodo, una parte dei gruppi dirigenti di sinistra spingeva in quella direzione, senza rendersi conto che lo sbocco sarebbe stato perdente in partenza: non si coglievano le esigenze concrete dell’elettorato storico di sinistra, che non è legato tanto ai simboli, quanto ai programmi. Il resto è storia. E’ importante, perciò, non presentare il cartello della sinistra comunista ed anticapitalista come la costituente di un nuovo partito. Rifondazione comunista, che è il partito più grande della coalizione, insieme agli altri soggetti che animano la lista, deve rimanere una formazione politica autonoma, che inizia un percorso d’unità d’azione con altre forze per la costruzione di un fronte politico contro il capitalismo. Questo è il dato essenziale di queste elezioni, suddivise tra europee ed amministrative, poiché restituisce alla sinistra i suoi tratti originari d’antagonismo al capitale, che è la risposta più concreta alle esigenze degli oppressi, che in Italia ed in Europa stanno opponendo la propria resistenza alle scelte padronali.

Il voto alla sinistra anticapitalista, inoltre, porta con se anche un altro significato: è il modo più concreto di combattere il governo Berlusconi ed il blocco sociale che lo sostiene, in cui, le banche, gli industriali, i finanzieri, il Vaticano accrescono immensamente il proprio potere, a scapito degli operai e dei soggetti subalterni.

Altre soluzioni stavolta non sono praticabili. Il Partito Democratico, sconvolto dagli scontri interni e privi di un’identità di sinistra, crede di poter rispondere a Berlusconi con le sue stesse armi, cioè con il populismo. Di Pietro tenta di conquistare credibilità sui temi del lavoro candidando un ex-sindacalista come Maurizio Zipponi, ma perde la vista e la parola di fronte alle cariche della polizia contro gli operai e gli studenti. La lista “Sinistra e Libertà”, animata da ceto politico, che per anni ha condotto la sinistra alla catastrofe, raccoglie, sotto un unico cartello, soggetti e culture politiche che dovrebbero fare a cazzotti fra loro, con l’unico obiettivo di frantumare quella sinistra che si dice di voler unire!

No, oggi più che mai il voto non va regalato a chi non lo merita! Milioni di lavoratori rischiano di perdere la propria autonomia, non eleggendo le istanze politiche che storicamente ne esprimono gli interessi. Il voto è una conquista della Rivoluzione francese, poiché attribuisce ad ogni cittadino la possibilità di esprimere la propria opinione. In Italia, c’è voluta la Resistenza per affermare il suffragio universale di uomini e donne. Questo diritto va difeso. Questa volta, il voto alla sinistra anticapitalista è un pugno contro i padroni ed i razzisti, contro la disoccupazione e la guerra fra poveri, contro i ladri e gli speculatori, contro la repressione del dissenso ed il neofascismo. E, soprattutto, è un voto per l’alternativa, perché superare il 4% per noi comunisti non sarà una vittoria, ma solo l’inizio della controffensiva all’oppressione borghese.

*Coordinamento nazionale Giovani Comunisti Area SinistraComunista

domenica 22 marzo 2009

Ma non dobbiamo mandare in soffitta l’antifascismo

di Angelo d'Orsi

da Liberazione del 22-03-2009


L'autoaffondamento della nave postfascista ha già attratto l'attenzione dei commentatori e certo se ne parlerà a lungo. In fondo l'Msi, poi An, era il solo partito che, pur derivando dallo sconfitto totalitarismo fascista, avesse avuto cittadinanza nell'Europa post-1945. E ciò a dispetto della XII disposizione transitoria della Costituzione vietante «la ricostituzione del disciolto Partito fascista», e anche della successiva Legge Scelba (1952), volta alla sua attuazione, che sanziona penalmente la propaganda o l'apologia del fascismo. Vissuto sempre sul doppio binario - che peraltro fu di Mussolini, ripreso da Almirante, oggi presentato incredibilmente come uno dei "padri della patria" - dell'accettazione formale del sistema liberale e della pratica sostanziale della violenza politica, il neofascismo, divenuto postfascismo in un percorso lungo e accidentato, giunge all'abbraccio con Berlusconi e il suo partito personale che riesce a mietere consensi in ogni strato sociale.

Una scelta respinta con sdegno da Fini e poi supinamente accettata in nome proprio del largo consenso del Cavaliere, salvo tentare di preservare una "identità" di tipo correntizio in seno a questa adunata che mira a occupare tutto lo spazio politico che dal centro giunge fino alla destra estrema, pur con la freccia nel fianco costituita dalla Lega Nord, che la sua autonomia cerca di tenersela ben stretta.


Archiviato quel che del fascismo rimaneva, si può mandare in soffitta l'antifascismo? La risposta è un no chiaro e tondo. No, innanzi tutto perché la confluenza (l'assorbimento) nel Pdl intensificherà, dopo la fuoriuscita di Storace, la nascita di gruppi di fascisti duri e puri, che cercheranno sul campo di dimostrare la loro autonomia, con azioni come le aggressioni alla Sapienza e in altre sedi universitarie, o in raduni giovanili, o anche verso singoli militanti di sinistra, o ancora il gravissimo raid alla sede di Chi l'ha visto? , il programma Rai "colpevole" di aver dato un volto ai picchiatori. Un'attitudine e una cultura antifascista sono da preservare e vorrei dire tenere in esercizio (politico, intellettuale, morale) soprattutto in quanto anche lo scioglimento di An nel Pdl appare un atto formale che si inserisce nel quadro del passaggio alla "postdemocrazia" che è il volto nuovo del fascismo.


E a chi si scandalizzerà subito per quest'affermazione vorrei ricordare alcuni provvedimenti quali le leggi ad personam volte a sancire giuridicamente l'impunibilità del "capo" (atto a cui Mussolini non giunse mai: e il re, infatti, lo fece arrestare); la grave limitazione del diritto di sciopero; la riduzione degli spazi di agibilità politica in ogni sede; l'attacco all'unità del movimento operaio e l'avviata irreggimentazione di quei sindacati che si lasciano irreggimentare; la riduzione a guscio vuoto dell'istituto parlamentare: basti pensare che tutte le leggi finora approvate sono decreti convertiti in aula, tranne quella istitutiva della Commissione antimafia, solo perché non era tecnicamente possibile farlo! E che dire della recentissima proposta berlusconiana di far votare solo i capigruppo? Si aggiunga che il parlamento nelle ultime due legislature è nato da una legge elettorale definita "porcata" dal suo ideatore che cancella il diritto dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti…


E ancora: la drastica limitazione dei diritti di libertà degli invididui e dei movimenti collettivi, non in linea con gli orientamenti politici governativi (il fascismo si spinse oltre, con una legge che consentiva il licenziamento dei pubblici dipendenti politicamente non affidabili…); l'accentramento in pochissime mani di un potere enorme, con un presidente del Consiglio che - avendo ripristinato la dicitura introdotta da Rocco di "capo del Governo" - si muove tra pubblico e privato, tra spettacolo esibizionistico e istrionismo: come non ricordare il "brav'uomo" Mussolini (definizione berlusconiana, peraltro) che si adoprava per la gioia di fotografi e cineoperatori a torso nudo in una grottesca "raccolta del grano"? Ma il "duce", se non altro, non ebbe la concezione proprietaria dello Stato, e aziendalistica della cultura oltre che della politica, che il Cavaliere non esita a mostrare e a tradurre in atti concreti.


E si potrebbe continuare. La strada che stiamo percorrendo conduce al "superamento" della democrazia. Non volete chiamarlo nuovo fascismo? Chiamatelo come vi pare, ma la soglia di attenzione deve alzarsi, non abbassarsi. E il nuovo, necessario antifascismo, comunque, dovrà essere non soltanto difesa dei princìpi costituzionali, ma della sostanza dello Stato di diritto. Nato, in questo sfortunato Paese chiamato Italia - mi si perdoni la banalità - precisamente dall'azione dell'antifascismo storico.

sabato 21 marzo 2009

Operai e studenti, autodifendervi è un diritto!

di Daniele Maffione*
20-03-09

“Guerriglieri”. Questo è il modo in cui il ministro Brunetta, quello dell’eroica lotta ai “fannulloni”, ha definito gli studenti che tentavano di uscire in corteo dalla cittadella de La Sapienza a Roma per confluire nello sciopero dei lavoratori della conoscenza. E così, ancora una volta, la verità viene ribaltata dalle giustificazioni ideologiche del governo Berlusconi. Alle brutali cariche delle polizia e dei carabinieri, che dovrebbero tutelare i diritti dei cittadini e non reprimerli, gli studenti hanno opposto la propria resistenza, tentando di difendersi con oggetti, uova, finche il lancio delle proprie scarpe.

Ed in questo non c’è nulla di sbagliato, perché è giusto ribellarsi quando un’ordinanza fascista, come quella proposta dal ministro Maroni ed adottata dal sindaco Alemanno, impedisce lo svolgimento di un corteo di protesta per le strade delle città. “Io non la chiamo violenza quando questa è autodifesa, la chiamo intelligenza!”. Così Malcom X, il leader afro-americano, rispondeva ai cronisti che lo accusavano d’incitare i neri alla rivolta nei ghetti nordamericani, che venivano puntualmente stroncate nel sangue e nella repressione poliziesca.
La realtà, però, oggigiorno è ben diversa: non siamo, infatti, negli Stati Uniti degli anni ’60 del secolo scorso, dove era ancora concepita la segregazione razziale, ma nel 2009, l’anno della crisi capitalista. Speculazioni finanziarie, crisi industriale e svolte autoritarie caratterizzano il nostro tempo. Le cariche contro gli studenti a Roma sono soltanto un tassello del mosaico reazionario del governo Berlusconi. Il fascismo non è più proponibile nelle stesse forme del 1922, ma non essendo state estirpate le sue radici, si ripropone sempre come un pericolo per la nostra debole democrazia.
E l’attacco violento ai diritti dei lavoratori, a quelli civili ed individuali dimostrano quanto sia pericoloso sottovalutare la reazione del blocco dominante in Italia alla crisi capitalista. Un dato emerge dagli scioperi e dai cortei studenteschi degli ultimi mesi: nel nostro Paese, si sta tentando di reprimere il dissenso sociale e politico e, con essi, l’agibilità democratica.
Espressione degna di questo blocco dominante, che tiene assieme la Confindustria, il Vaticano e le banche, è il governo Berlusconi, che tramite i suoi ministri ogni giorno sfoggia un attacco alla Costituzione repubblicana, sulla quale ha indegnamente prestato giuramento. Gli attacchi del governo, però, non indicano soltanto un rigurgito anti-democratico, quanto il vero e proprio acuirsi della lotta di classe nel nostro Paese.
Lotta di classe che supera le frontiere e traccia lo scenario di un rinnovato conflitto tra il capitale ed il lavoro in ogni paese dell’Unione Europea, dalla Francia alla Lituania, dall’Italia alla Gran Bretagna. La caratteristica della nostra epoca, però, è che la lotta dei lavoratori, a differenza del passato, non si accompagna ad un’ideologia di eguaglianza ed emancipazione sociale, ma alla difesa del posto di lavoro. Da questo la sinistra di classe deve cominciare ad interrogarsi, poiché spezzando i vincoli di solidarietà internazionale tra i lavoratori, il capitale adotta impunemente misure differenti da paese a paese per tenere il polso di una crisi scaturita dal proprio ventre. E’, quindi, un tema essenziale per chi si definisce comunista nel XXI secolo porre la costruzione di un nuovo internazionalismo tra i lavoratori europei e mondiali.
Questo rinnovato conflitto tra capitale e lavoro compie, però, anche un altro prodigio: pone definitivamente una pietra tombale sulle teorie degli ideologi del “nuovismo”, tanto graditi a Bertinotti e Vendola, perché il costante tentativo di logorare dall’interno il marxismo non ha prodotto altro che un indebolimento del legame tra la classe ed il proprio partito politico.
Tuttavia, le ideologie non si superano con degli slogan, ma si producono ed attecchiscono nella lotta tra sfruttati e sfruttatori, come i nostri tempi stanno ancora a dimostrare. Serve allora riscoprire un rinnovato legame tra tutti i lavoratori, che si sta producendo dall’incontro delle lotte degli insegnanti precari e degli operai in cassa integrazione, degli impiegati e dei lavoratori dei trasporti. Ed oltre, poiché anche le nuove generazioni rivendicano il diritto alla parola, quel diritto sancito dalla Costituzione antifascista sorta dalla Resistenza, che il ministro Brunetta vuole negare, quando afferma che: “gli studenti sono dei guerriglieri e come tali vanno trattati”.
Eduardo Galeano, nel suo libro Le vene aperte dell’America latina, esprime bene un concetto che potrebbe essere d’aiuto al ministro Brunetta nelle sue infelici dichiarazioni. In quel testo Galeano spiega come le missioni nordamericane in quel continente abbiano prediletto, oltre che i colpi di stato, la costruzione di forti campagne per la contraccezione per contenere l’esplosione demografica e, con essa, i problemi sociali, poiché: “appare più igienico ed efficace ammazzare i guerriglieri nell’utero che non sulle montagne o nelle strade” (Le vene aperte dell’America latina, Sperling & Kupfer editore, pg. 9). Ma né la contraccezione in America Latina, né tanto meno le cariche delle forze dell’ordine in Italia contro studenti ed operai possono fermare il dissenso.
I lavoratori e gli studenti italiani, disabituati allo scontro duro col capitale, si stanno rapidamente politicizzando. Perché la difesa dei propri diritti non può essere fermata dalla propaganda, dalla paura e dalla violenza dello stato borghese. E’ per questo che bisogna unire tutte le lotte contro il governo Berlusconi ed rischi di involuzione neofascista, perché è il capitalismo che genera tutti i mali del nostro tempo.

*Coordinamento nazionale Giovani Comunisti Area SinistraComunista