Giovani Comunisti di Sinistra Comunista*

per una svolta a sinistra tra i Giovani Comunisti!

domenica 20 dicembre 2009

Emendamenti al primo documento per la IV Conferenza dei GC

Giovani Comunisti: l’unità, il conflitto, la rifondazione comunista (Emendamento sostitutivo alla tesi n° 25)

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.

Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo,

Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

Antonio Gramsci

Il nostro Partito é da tempo impegnato nella costruzione del percorso della Federazione della Sinistra. L'idea che ne sta alla base é quella della creazione di un fronte ampio di tutte le forze che si collocano alla sinistra del Partito Democratico, che possa arrivare ad intercettare il consenso di quei soggetti più deboli delusi dalle forze di sinistra.

La costruzione di un polo della sinistra d'alternativa autonomo dal PD costituisce un'esigenza obiettiva alla luce delle attuali dinamiche di conflitto e degli effettivi rapporti di forza esistenti. Tuttavia, non si può fare a meno di constatare che l’attuale processo di costruzione della Federazione, così come si sta sviluppando, non contempla un’alternativa attraverso una trasformazione in senso comunista della società; é evidente l'assenza, anche nello statuto costitutivo, di riferimenti alle conquiste del movimento operaio e ad un’interpretazione marxista della realtà, che prospettino il superamento in senso rivoluzionario del capitalismo. Se dunque non va condannata la Federazione in sé, critichiamo però le modalità con la quale essa si è costituita e ciò che essa rischia di diventare. Tale struttura, infatti, senza il riferimento ad un progetto politico ed un'identità ben definiti e marcatamente anticapitalisti, rischia di divenire un contenitore di forze con diverse opzioni strategiche sui temi del lavoro, delle alleanze politiche e della lotta al Capitale e che hanno il solo obiettivo di crescere in termini elettorali. Questo processo rappresenta la messa in discussione della “svolta a sinistra” di Chianciano, con cui poco più di un anno fa la maggioranza del nostro Partito decideva di difendere la propria autonomia politica e di rilanciare il progetto della rifondazione comunista. Se a Chianciano il Partito scelse di partire “dal basso” e “a sinistra”, il progetto della Federazione rischia di divenire una fusione operata “dall’alto” a “destra”. Su base giovanile, tale processo spingerebbe i G.C. a rinunciare di fatto alla loro autonomia e perdere quel patrimonio di storia ed esperienza che li ha resi in passato un soggetto riconosciuto dai movimenti e con un proprio radicamento politico.

Siamo invece convinti che la ricostruzione della Sinistra d’alternativa in Italia passi dal rafforzamento del nostro Partito e della sua organizzazione giovanile. In primo luogo, dobbiamo porre le basi perché Rifondazione Comunista, ed innanzitutto i G.C., diventino un nuovo “intellettuale collettivo”, in cui tutti i soggetti della produzione materiale ed intellettuale, dall'operaio al docente universitario, divisi e contrapposti dal capitalismo, possano comporre una lettura critica dell'intera società borghese ed elaborarne il superamento. E’ per questo che proponiamo l’istituzione di una vera e propria scuola di formazione politica, che è da lungo tempo un’esigenza della nostra base. In secondo luogo, con il recupero di un’analisi marxista, dobbiamo farci in grado di lanciare una sfida egemonica alle destre istituzionali e di contrastare efficacemente i rigurgiti neo-fascisti. A partire da un’approfondita analisi del conflitto capitale-lavoro, i G.C. vanno messi in condizione di ricostruire un proprio insediamento tra le nuove generazioni, colpite dal precariato lavorativo e dall’alienazione sociale prodotti dal capitalismo; di ridiventare un’organizzazione conflittuale, capace di animare le battaglie tra i giovani lavoratori, studenti e immigrati, rilanciando una nuova prospettiva rivoluzionaria. La lotta, il rafforzamento dell’organizzazione e la formazione teorica serviranno ai G.C. per attualizzare la rifondazione di un pensiero e di un Partito Comunista. Solo in questo modo potremo costruire un Polo anticapitalista che parta dall’unità delle lotte dal basso per operare la convergenza di tutte le forze della sinistra di classe.

Primi firmatari:

Daniele Maffione

Chiara Pollio

Mattia Celsi

Marco Nebuloni

Cosimo Bruzzo

Erwin Dorigo

Beniamino Simioli

Davide Di Rado

Marco Contu

Mauro Azzolina

Maria Masone

Massimo Lorusso

Antonio Callà

Grazia Di Ottavio

Lorenzo Scoccati

Roberto De Filippis

Le/i Giovani Comuniste/i in prima linea per la difesa dei beni comuni (emendamento integrativo alla tesi n°15)

Le/i Giovani Comuniste/i devono lottare per la difesa dei beni comuni e nel contrasto alla militarizzazione del territori.

Lottare oggi per i beni comuni significa adottare una posizione anticapitalista, a partire da una critica delle forme sfrenate di neoliberismo che, nell’ottica economica della mercificazione, arrivano ad aberrazioni quali la privatizzazione di risorse comuni e vitali come l’acqua. Nel nostro Paese abbiamo centinaia di fonti idriche che, privatizzate per la commercializzazione in bottiglia, sono state sottratte alle comunità locali per corrispettivi irrisori. E con il decreto Ronchi, che punta alla conversione delle aziende pubbliche di gestione in S.P.A. orientate al profitto e alla riduzione al minimo dei costi, la situazione è destinata a peggiorare. I risultati saranno l’esclusione delle fasce deboli dall’accesso all’acqua, la diminuzione dei controlli, i tagli al personale qualificato. La nostra iniziativa in tal senso ci deve vedere in prima linea in una battaglia sui territori tramite campagne d’appoggio a proposte di legge d’iniziativa popolare con tali obiettivi: ripubblicizzazione dell'acqua, erogazione di un quantitativo minimo pro-capite gratuito, ristrutturazione della rete idrica, introduzione della tariffazione progressiva.

La seconda questione sulla quale soffermarsi riguarda gli attuali modelli fallimentari di gestione dei rifiuti. Il sistema di smaltimento in Italia, basato sullo schema “produzione-utilizzo-messa in discarica-incenerimento”, risulta non sostenibile e deleterio per i territori e la salute delle persone. Quel che è peggio è che in Italia gli inceneritori vengono costruiti grazie ai proventi statali derivanti da voci di bolletta che dovrebbero essere destinati a fonti di energia pulita e rinnovabile. Un regalo del centro-sinistra prima della caduta del governo Prodi che equipara gli impianti a biomassa a quelli fotovoltaici ed eolici. Per non parlare dei rischi ben maggiori per la salute che derivano dalla fermentazione della frazione umida, che ad oggi non viene trattata in adeguati siti di compostaggio. Come G.C. dobbiamo batterci per l'alternativa di una produzione degli oggetti che possa prevedere, dopo il primo ciclo di utilizzo, un recupero integrale, attraverso un processo di riciclo virtuoso e sistematico. Come riferimento va utilizzato un modello di filiera di smaltimento dei rifiuti che prenda spunto dalla piattaforma “Rifiuti Zero”: riduzione a monte dei rifiuti, creazione di un piano rifiuti cittadino capace di dare nuova occupazione, creazione degli impianti di riciclaggio, raccolta differenziata porta a porta e, nelle grandi città, creazione di impianti T.M.B. (Trattamento Meccanico Biologico) o sistemi similari per il trattamento della frazione umida.

Oggi l’approvvigionamento energetico e la questione ambientale sono temi strettamente connessi e d’importanza vitale per il nostro Paese. I G.C. intendono criticare fortemente la linea demagogica e incostituzionale dell’attuale governo che, contravvenendo ad un Referendum Popolare sull’abolizione delle centrali nucleari, propone alle comunità locali l’installazione obbligatoria di tali impianti. Questi, così come le discariche o le grandi opere interessate da forti opposizioni locali e nazionali, vengono classificate come siti di “Interesse Strategico Militare”. Un decreto legge, varato ad hoc durante le mobilitazioni della popolazione campana contro l’apertura di nuove discariche, prevede l’interruzione delle normali garanzie democratiche in precise aree del territorio italiano, in contrasto con il principio della trasparenza e violando dunque direttamente il diritto di informazione e il collegato diritto di critica, così come tutelati dall’art. 21 della Costituzione. Queste lotte si intersecano dunque inevitabilmente con le lotte alla militarizzazione del territorio e quindi alla lotta all’imperialismo statunitense. Le basi nord-americane impiegano, spesso quasi a costo zero, i nostri beni comuni, che vengono perciò messi al servizio dell’egemonia degli USA e del loro modello politico, economico, sociale e culturale. E' dunque riconnettendo la lotta anti-imperialista alla difesa del territorio e dei beni comuni che dobbiamo sostenere la formazione di un movimento che si ponga come prospettiva la chiusura della totalità delle circa 113 basi militari USA e l’uscita dell’Italia dalla Nato, radicalizzando le lotte condotte dai diversi comitati e coordinamenti dei cittadini sorti sul territorio, volti ad aumentare il dissenso nei confronti della presenza militare yankee.

Primi firmatari:

Roberto De Filippis

Daniele Maffione

Chiara Pollio

Cesare Mussini

Marco Nebuloni

Cosimo Bruzzo

Erwin Dorigo

Beniamino Simioli

Davide Di Rado

Marco Contu

Mauro Azzolina

Maria Masone

Massimo Lorusso

Antonio Callà

Grazia Di Ottavio

Lorenzo Scoccati

Mattia Celsi

Antifascisti nelle lotte (Emendamento integrativo alla tesi n° 8)

“Tocca ai giovani continuare sulla strada maestra, ai giovani continuare la Resistenza.”

Giovanni Pesce - Partigiano

Il clima di accentuata disgregazione sociale determinato da questa crisi è stato pretestuosamente utilizzato dal Governo Berlusconi per realizzare profondi e violenti attacchi ai diritti dei lavoratori, dei migranti e degli studenti, determinando una svolta classista, xenofoba e securitaria nel nostro paese, della cui egemonia sono vittime anche le forze moderate d’opposizione. Questo non è scollegato dall’avanzata del senso comune di destra e del neo-fascismo: è proprio il disagio sociale da un lato, e le risposte discriminatorie che le destre di governo forniscono dall’altro, a foraggiare la proliferazione dei gruppi neofascisti, ed a permettere a questi ultimi la conquista di agibilità politica e sociale. Persino le rivendicazioni storiche del movimento comunista, come il diritto alla cultura, gli spazi sociali e l'intervento nel disagio quotidiano, divengono campo d'azione di una nuova destra, che si palesa e nella veste “sociale” e in quella “istituzionale”.

E’ proprio per questo che l’antifascismo deve essere bussola imprescindibile di tutta l’azione politica dei GC, sia come riferimento politico-culturale, sia come pratica sociale da riconnettere alla natura anticapitalista di un’organizzazione giovanile comunista. Le radici del nostro antifascismo devono affondare in quel patrimonio di valori e di ideali che è stata la Resistenza, nella quale importanza centrale ebbero i ceti popolari e la classe operaia, nostri referenti sociali primari.

Oggi più che mai la condivisione di questi valori è doverosa e necessaria. Ma il valore fondante dell’antifascismo non va trasformato in semplice enunciazione di principio o momento cerimoniale. Esso deve vivere, in primo luogo, in un’azione di contrasto sul piano culturale contro chi tende, attraverso una continua opera di revisionismo, a svilire di significato questo patrimonio di idee. In secondo luogo (ma di certo non meno importante) è la nostra stessa militanza che va riformulata su queste basi, nell’obiettivo di contrastare i sempre più frequenti episodi di neo-fascismo, che si declinano nel vecchio cancro xenofobo, razzista, classista ed omofobo. Il primo passo operativo che proponiamo in questa direzione è che i G.C. si facciano promotori di Coordinamenti antifascisti permanenti, che aggreghino tutti i soggetti antifascisti e la cittadinanza democratica, con la funzione di mantenere viva la militanza antifascista e di non farsi cogliere impreparati di fronte a episodi che richiedano reazioni politiche immediate. Nostra priorità deve inoltre essere la stretta collaborazione nelle reti e network antifascisti che si sono costituiti nella lotta contro i rigurgiti reazionari; nelle quali i GC devono porsi l’obiettivo di spostare il fuoco dell’azione dal semplice contrasto ai gruppi di estrema destra ad una battaglia che tenga assieme lotta al neo-fascismo ed alle politiche reazionarie del Governo Berlusconi. Non va poi dimenticata la necessità di un sempre più forte sostegno, con conseguente campagna d’iscrizione massiccia, alle varie sezioni ANPI, vista la recente apertura ai giovani all’interno dell’associazione.

Primi Firmatari:

Daniele Maffione

Luca Marchi

Chiara Pollio

Mattia Celsi

Marco Nebuloni

Cosimo Bruzzo

Erwin Dorigo

Beniamino Simioli

Davide Di Rado

Maria Masone

Marco Contu

Mauro Azzolina

Roberto De Filippis

Massimo Lorusso

Antonio Callà

Grazia Di Ottavio

Lorenzo Scoccati

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